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Sir Voe

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Sir Voe's books

quoted Autism by Uta Frith (Cognitive development)

Uta Frith: Autism (1989, Basil Blackwell) No rating

Characteristically also, the blessed fools had no sense of social status, and thus were exempt from the usual rules of polite conduct. This enabled the fools to approach powerful personages of church and state with impunity. In fact the fools were famous for confronting bishops and tsars, often with profound effects. In this way, they might have exerted power and influence, and this possibility was in fact exploited by a number of impostors (including the infamous Rasputin). For these reasons, there were rules for determining which were genuine fools. For instance, they had to be fools all the time. ‘Of these there were not many, because it is a very hard and cold profession to go naked in Russia, especially in winter.’ The foolishness of the fools was, it appears, above all a social foolishness, stemming from an inability to relate to people in the ordinary way. It was assumed at the time that foolishness was deliberately adopted and a sign of great religious faith. Of course, we must allow for those heroic individuals existing in all religions, who do adopt voluntarily a life of social isolation and hardship. We must also allow for the possibility of other forms of madness, such as schizophrenia, to have contributed their share to the blessed fools. The particular interest of the blessed fools of Russia is that, for at least some of them, there is evidence of ‘autistic aloneness’. This is not the same as the crude avoidance of people, but rather an inability to relate to people in the ordinary way.

Autism by  (Cognitive development) (Page 39 - 40)

Alfredo Maria Bonanno: Manuale scientifico ad uso degli increduli (italiano language, 2015, Edizioni anarchismo) No rating

nella critica, man mano che si va avanti, si tende a massimalizzare gli effetti negativi per una loro logica impossibilità a separarsi dagli effetti positivi. La disposizione pratica, che rende possibile l’utilizzo di molti aspetti della tecnica, non si trasferisce di colpo nella disposizione teorica che sottopone la scienza (e quindi la tecnica) alla disanima negativa. Ciò porta però a un irrigidimento del giudizio morale che si apre agli apporti ideologici che giustamente irritano e infastidiscono. Involontariamente, e senza che ce ne sia bisogno, si tende a sopravvalutare la documentazione di denuncia collocandola a un ipotetico livello di fondatezza, nei riguardi dell’avversa documentazione, al quale la prima non ha diritto e al quale, in effetti, nemmeno aspira. Questo metodo produce giudizi morali altrettanto difettosi e avventati dei giudizi avversi. Ed è così che il riconoscimento positivo della scienza riceve un insperato sostegno proprio da quel movimento di idee che vorrebbe negarla.

Manuale scientifico ad uso degli increduli by  (Pensiero e azione, #36)

Alfredo Maria Bonanno: Errico Malatesta e la violenza rivoluzionaria (Italian language, 2023, Edizioni Anarchismo) No rating

La guerra sociale continua, la violenza rivoluzionaria è soltanto l’espressione più immediatamente percepibile del suo …

[parlando della strage del Diana] Malatesta ha la conoscenza opportuna, sa che Mariani, Aguggini e gli altri sono compagni conosciuti e affidabili, quindi sa di trovarsi di fronte a un deprecabile errore, e affronta questo delicato argomento. Lamenta e si addolora per i morti ma anche lamenta e si addolora per la sorte dei compagni, per la responsabilità che si sono assunti e che del resto sono pronti a sostenere pagando di fronte alla cosiddetta giustizia. Quello che conta, egli dice, sono le intenzioni. Ma le intenzioni non erano pavimento dell’inferno? Certo, è proprio questo che afferma la morale borghese, sempre pronta a saltare addosso agli effetti, a vedere i risultati, a collocare il proprio giudizio sul metro economicistico. Questa coloritura morale la ritroviamo qualche volta fra gli anarchici stessi, i quali hanno chiesto, a Mariani, a Bertoli: “A chi può giovare questo tipo di azione?”. Soltanto alla repressione. Ecco la risposta. E da lì la conclusione dilaga senza più ritegno. È sempre la repressione che si giova di ogni azione che intende attaccare il nemico, che intende fare sentire un po’ più da vicino alle sue orecchie il gesto non proprio amichevole del ribelle. Quante sono le dichiarazione di estraneità che puntualmente si presentano di fronte a qualche avvenimento che esce appena dalle righe dell’ortodossia opinionista? Contarle non interessa a nessuno. Sono segno di sottigliezza politica di sicuro, ma anche di miopia morale. Malatesta invece corre il rischio di scendere all’inferno e parla delle intenzioni. Sa che queste non salvano della responsabilità (morale) gli assassini – perché di assassinii si tratta – ma sa anche che tacere, o peggio ancora accodarsi alle reprimenda dei tartufi, negherebbe lo stesso principio propagandistico dell’anarchia militante, tutti gli sforzi che giornalmente facciamo per convincere la gente della necessità di ribellarsi e attaccare il nemico che opprime e che sfrutta.

Errico Malatesta e la violenza rivoluzionaria by 

Mikhail Alexandrovich Bakunin: Dove andare, cosa fare? (italiano language, Edizioni Anarchismo) No rating

Alcuni – constatiamo d’altronde con grande soddisfazione che diminuiscono sempre più – si credono ancora chiamati ad istruire il popolo e si dispongono per benino a dividere con esso le loro conoscenze insegnandogli tutte le discipline. Questi signori, libro in mano, sono veramente incorreggibili, si interessano sempre molto più a se stessi che alla scienza; non conoscono e non ascoltano che se stessi, si accontentano della loro ombra, uniforme e solitaria, non vedono e non comprendono niente dell’ambiente che li circonda; pubblicano un giornale dal titolo “Vpered!” mettendovi tutte le loro energie e consolandosi come dei vecchi bambini.

Si consolano, poveretti, e consolano tutti i loro simili; convincono il popolo che è necessario conoscere tutte le scienze, dall’a b c all’aritmetica, dall’aritmetica ai calcoli differenziali, dai calcoli differenziali alla sociologia, per diventare un popolo felice e libero e che, fintanto che non avrà appreso tutto questo, dovrà restare tranquillo sui banchi di scuola senza pensare affatto a rivoltarsi. Costoro chiamano il vantare tali insanità “muovere gli spiriti”. C’è da morire dal ridere.

Dove andare, cosa fare? by  (Opuscoli provvisori, #78)

quoted Senza una ragione by Alfredo Maria Bonanno (Pensiero e azione, #38)

Alfredo Maria Bonanno: Senza una ragione (Paperback, italiano language, 2015, Edizioni Anarchismo) No rating

Ogni movimento politico che pretende di scendere nel terreno dell’aggregazione è obbligato a fissare condizioni sia pure temporanee, linee ideologiche generali, programmi e obiettivi. Tutti questi vincoli costituiscono altrettanti ostacoli alla libertà, per cui il successo si misura in funzione dell’asservimento di tutti gli stimoli della libertà alla fede nel mantenimento dei patti. Ciò comporta una malattia mortale inevitabile, la condanna di qualsiasi movimento politico ad una tragica fine ma, nello stesso tempo, consente di presentare al pubblico risultati positivi, far vedere cioè che si è in grado di organizzare la società e di migliorarne le condizioni. Nessun movimento, anche il più reazionario, dichiaratamente si proporrebbe diretto a peggiorare le condizioni sociali. Il fatto di precisare verso quale parte della società andranno questi miglioramenti è qui secondario.

Quindi, nell’ambito della politica la libertà si identifica con l’asservimento. Non potendo limitare la libertà, la si sostituisce con i suoi surrogati giuridici, con quelle libertà che così bene si identificano nell’ambito delle leggi come strumenti per regolare la società. Questa sostituzione genera la piattaforma ideologica su cui reperire il consenso necessario al movimento politico. Qualsiasi apparente successo dipende dal meccanismo di accettazione. La forza bruta non è altro che un elemento aggiuntivo, sempre disponibile, ma non sempre necessario.

Senza una ragione by  (Pensiero e azione, #38)

Robert Chapman: Empire of Normality (Hardcover, 2023, Pluto Press) No rating

'Groundbreaking ... [provides] a deep history of the invention of the 'normal' mind as one …

While Marx died in 1883 and would have never heard of eugenics, many on the left came to embrace Galton’s ideals. For instance, Sidney Webb, the co-founder of the London School of Economics, early member of the Fabian Society, and an influential socialist, lamented in 1896 about the ‘wrong production, both of commodities and of human beings; the preparation of senseless luxuries whilst there is need for more bread, and the breeding of degenerate hordes of a demoralized “residuum” unfit for social life’. The socialist and phi­losopher Bertrand Russell made similarly eugenicist proposals, writing in 1927 that by ‘sterilizing the feeble-minded of two gen­erations, feeble-mindedness and idiocy could be almost stamped out’. Similarly, women’s rights campaigners such as Marie Stopes advocated compulsory sterilisation and suggested that birth control could improve British stock. In turn – as I shall return to later – eugenic ideas were also adopted in the Soviet Union, with the Russian Eugenics Society being founded in 1920 and Marxists such as Alexander Serebrovsky arguing for mass eugenics programmes.

Empire of Normality by  (Page 58)

Fredy Perlman: Against His-Story, Against Leviathan! (Paperback, 2016, Active Distribution, Što čitaš?) No rating

Against His-Story, Against Leviathan! is a 1983 book by Fredy Perlman, for which he is …

The Catholic or all-embracing Church, always a few generations behind the times, misses yet another boat because of the langorous pace of its opportunistic prelates.

Long reconciled to spreading the mere forms of Catholicism over realms that resist the substance, Churchmen hurl themselves against the Enlightenment’s forms, against its language. The near-sighted Churchmen fail to notice that the Illuminists and Masons who reject the Catholic language retain the substance of Catholicism, and have in fact performed the feat of identifying that substance with the body of the dominant beast, something the Church has never succeeded in doing.

Blinded by the surface of their words, the Churchmen fail to notice that Creation and Machine mean the same thing, that both presuppose a Maker, an Artificer. They fail to notice that the Illuminists are more consistent monotheists than the Catholics ever were. They fail to notice that Newton’s Cosmic Mathematician, the Great Artificer who sets the vast clocks in motion on mathematical-physical principles accessible to Newton’s mathematical-mechanical mind, is none other than Lugalzaggizi the King of Kings as well as Optimus Maximus the god of armored legions.

Rather than hailing the rise of the Messiah of the Last Days and thereby placing themselves in the beast’s brightly lit cockpit, the langorous Catholics let themselves fall into the beast’s shadow, and Catholicism, the gate and cradle of the Enlightenment, is henceforth known as obscurantism.

Against His-Story, Against Leviathan! by 

quoted Dominio e rivolta by Alfredo Maria Bonanno (Pensiero e azione, #34)

Alfredo Maria Bonanno: Dominio e rivolta (Hardcover, Italiano language, 2015, Edizioni Anarchismo) No rating

In un certo senso, più strumenti accumuliamo più cresce la considerazione sociale di cui godiamo, non in termini di soldi, perché, come diceva Bakunin a proposito della Prima Internazionale, non è una questione di quattrini, ma una questione di potere. Ora, non c’è dubbio che la conoscenza fornisce strumenti di potere e quando non fornisce strumenti di potere, nel senso decisionale di mandare uomini all’attacco della barricata nemica, fornisce sicuramente strumenti di autorevolezza, e anche l’autorevolezza può essere strumento di potere. Quindi, nel momento in cui io dovessi mettere a repentaglio la mia condizione sociale, il mio status in termini di riferimento nei confronti degli altri, quello che gli altri vedono in me come ruolo, nel momento che dovessi mettermi in gioco, dovrei completamente azzerare tutti gli sforzi che ho fatto fino a quel momento: conoscenze, approfondimenti, acquisizioni, tutto quello che sono. Azzerare e coinvolgermi completamente nell’azione, ma sono veramente capace di agire? Io me lo sono chiesto tante volte.

Ecco perché gli anarchici sostengono che non c’è differenza tra teoria e azione, perché nel momento che io veramente approfondisco la teoria di un processo, di un problema e mi distacco da questo approfondimento e mi chiamo fuori, faccio crescere questa teoria fuori di me e quindi essa si sviluppa fuori di me e sviluppandosi fuori di me mi fornisce uno status, mi fornisce i galloni, mi fornisce il riconoscimento degli altri, qualcosa a cui tengo. Allora la teoria comincia a camminare per i fatti suoi e nel momento in cui cammina per i fatti suoi mi prende per mano, io sono il teorico e non voglio essere un’altra cosa perché nel momento in cui io sono un’altra cosa non sono più il teorico, non ho più il riconoscimento degli altri come teorico, perché nell’azione devo correre il rischio di bruciare quella acquisizione teorica, bruciare il mio status, tutto quello che sono, in un solo momento, e se faccio questo che ho studiato a fare? che ho passato a fare tutti quegli anni sui libri? che cosa vuol dire la mia capacità di ragionare? di parlare e di farmi ascoltare? Non vorrebbe dire più nulla finendo in un carcere del cazzo, restandoci per anni, ecc.

Ecco cosa significa l’equivalenza tra teoria e pratica. Significa che non ha senso studiare, non ha senso approfondire, non ha senso avere le tesi sviluppate in modo chiaro, non ha senso saper parlare, pensare, progettare, se non si sa nello stesso tempo agire, se non si è in grado di bruciare nel medesimo fuoco che abbiamo attizzato la cenere della conoscenza e la fiamma dell’azione. Ecco perché le due cose non possono essere separate, ecco perché la rivolta è relazione continua, passaggio tra teoria e azione.

Però tutto ciò può accadere solo se dentro di noi ci stimola qualcosa, qualcosa che non è facile individuare e di cui è più difficile ancora parlare. Io avverto spesso dentro di me un senso di commozione davanti a certi fatti, un moto dell’animo che mi è difficile frenare, anche la scena di un film spesso mi commuove, e sono capace di mettermi a piangere come un bambino, e mi nascondo e me ne vergogno. Ma la commozione è una cosa importante ed è ben stupido vergognarsene. Commuoversi significa muoversi insieme, insieme a quella parte di noi stessi che per paura del ridicolo continuiamo a tenere nascosta, separata, e che a furia di tenere nascosta finiamo per perdere.

Il rivoluzionario, secondo me, è colui che è disposto a giocarsi tutto nel momento dell’azione, principalmente la condizione che si è conquistata attraverso lo studio, l’approfondimento, la seriosità delle teorie, ecc., un uomo capace di affrontare il ridicolo, cioè che non ha paura di affrontare il ridicolo. E questo può accadere perché dentro di noi c’è il desiderio di trasformare il mondo, di trasformare la vita, di pensarla diversamente, di desiderare che gli altri possano pensarla diversamente, perché se si dovesse continuare a pensarla tutti alla stessa maniera, sarei costretto a pensarla come gli altri, costretto, obbligato all’appiattimento, oppure sarei semplicemente un pazzo che parla dall’alto della colonna nel deserto, incomprensibilmente, un chiacchierone senza senso.

Questo desiderio è dentro di noi, ed è un desiderio di conoscenza, non la conoscenza limitata ai libri, ma desiderio di quella conoscenza che utilizza i libri per l’azione, che è azione e teoria, teoria e azione nel medesimo tempo, è questo che occorre portare alla luce dentro di noi, è questo che dobbiamo cercare, pretendere di strappare ai libri

Dominio e rivolta by  (Pensiero e azione, #34)

Fredy Perlman: Against His-Story, Against Leviathan! (Paperback, 2016, Active Distribution, Što čitaš?) No rating

Against His-Story, Against Leviathan! is a 1983 book by Fredy Perlman, for which he is …

Anarchists are as varied as Mankind. There are governmental and commercial Anarchists as well as a few for hire. Some Anarchists differ from Marxists only in being less informed. They would supplant the state with a network computer centers, factories and mines coordinated “by the workers themselves” or by an Anarchist union. They would not call this arrangement a State. The name-change would exorcize the beast.

Against His-Story, Against Leviathan! by 

Fredy Perlman: Against His-Story, Against Leviathan! (Paperback, 2016, Active Distribution, Što čitaš?) No rating

Against His-Story, Against Leviathan! is a 1983 book by Fredy Perlman, for which he is …

The theory of the higher stage is as old as Civilization itself. One of its more influential modern versions originated with a nineteenth century lawyer who lived in upstate New York, Lewis Henry Morgan. A consultant to speculating businessmen, a Republican politician and a racist, Morgan nevertheless found time to do a study of his neighbors in upstate New York, devastated remains of once-numerous Iroquoian communities. Morgan’s racist predecessors Washington and Jefferson had insisted the Iroquoians were children but Morgan thought the Iroquoians had reached a stage between childhood and adolescence. Morgan generalized his racism into a ladder, every rung of which gleams with racist polish. He made no effort to disguise his contempt; on the contrary, he flaunted it; such contempt was (and still is) a mark of refinement in America. He named the lowest rung, the stage of infancy, Savagery. He named the next rung, the stage of childhood, Barbarism. And of course he named the top rungs Civilization, the topmost American Civilization. On this topmost rung sat Morgan with the Great White Race. The professors of America were so flattered they elected Morgan president of the American Association for the Advancement of Science. The professors would later regret their vote. Morgan’s racist ladder was borrowed by the agitator Karl Marx and the revolutionary businessman Friedrich Engels. Marx intended to patch the ladder but never found the time. It was Engels who patched Morgan’s ladder. He didn’t patch much. He borrowed the ladder intact, with all the racist polish of Morgan’s nomenclature: Savagery, Barbarism, etc. Engels patched only the ladder’s summit. He renamed Morgan’s topmost rung, and he placed a yet higher rung above it. Engels changed the name of Morgan’s Great White Race to Capitalist Class, and on the rung above it he placed the leaders and followers of Marx’s political party. And in this form, Morgan’s racist ladder became the official religion of the USSR, China, Eastern Europe and other lands where the names of the rungs are stuffed into the heads of schoolchildren as a catechism. Of course as soon as the agitators got hold of the ladder, American professors didn’t want to be caught with their hands on it. They forgot Morgan. (This is easily done in places where memory is at the mercy of publishers of written words.)

Against His-Story, Against Leviathan! by 

Alfredo Maria Bonanno: Il ripristino degli dèi (italiano language, 2013, Edizioni Anarchismo) No rating

Lo smembramento culturale ha determinato la scomparsa della professionalità d’impresa come era una volta, cioè della cultura che il lavoratore acquisiva sul posto di lavoro e che attraverso la sofferenza, attraverso la pena, il dolore produttivo, poteva trasformare in conoscenza di se stesso, cioè in consapevolezza di essere sfruttato e conseguentemente ribellarsi. È qua il punto centrale dove gli economisti sono penetrati, dove hanno cercato di fare breccia. Stanno creando una serie di persone che cerca altrove la propria cultura e che considera il lavoro come un fatto tra parentesi, che considera il lavoro non come luogo di sfruttamento essenziale ma come condizione di coabitazione, di partecipazione, di democratizzazione, di valorizzazione, luogo come fatto flessibile, in cui si può continuamente cambiare, ci si può mettere d’accordo con il datore di lavoro, oggi lavoro io, domani lavora un altro, oggi comincio a lavorare alle otto, domani voglio lavorare a partire dalle nove. [..]. Perché si sono mutate queste condizioni produttive? Perché le attuali condizioni produttive esaltano in modo particolare la capacità decisionale, cioè la capacità di chi sa prendere una decisione fra alternative limitate e prestabilite. Ecco perché in tante occasioni gli esami vengono introdotti dai quiz. I quiz misurano infatti il sapere decidere fra soluzioni precostituite e conosciute, presenti davanti agli occhi, che possono essere due o tre, non di più, misurano il sapere decidere in tempi brevissimi. Non è la creatività o l’inventiva che vengono richieste, perché di fronte alla macchina l’intervento umano è soltanto legato ai movimenti prestabiliti dalla macchina stessa, circoscritti tra tre o quattro soluzioni, mentre l’essenza, la capacità lavorativa stessa, viene ridotta all’osso al semplice saper decidere tra flessioni precostituite. È chiaro che un individuo con una personalità sua, una personalità differente con una cultura più ampia, trova meno spazio. Certo, se questa cultura comincia ad alzarsi e quell’individuo diventa uno specialista di grandissimo livello ritrova un’altra volta la domanda perché diminuisce il numero degli specialisti di questo livello, in altri termini trova un’altra volta la possibilità di trovare un lavoro. Quindi, se noi osserviamo bene è stato modificato l’uomo.

Il ripristino degli dèi by  (Opuscoli provvisori, #47)

commented on Gli dèi al tramonto by Alfredo Maria Bonanno (Opuscoli provvisori, #42)

Alfredo Maria Bonanno: Gli dèi al tramonto (italiano language, 2013, Edizioni anarchismo) No rating

nel 1981 Bonanno prevede come punto di arrivo dell'informatica il «controllo capillare che raggiunge il massimo decentramento: l’utente si può dire che si controlla da sé, condivide col sistema di dati non solo il linguaggio ma anche la memoria, sviluppa e perfeziona sia l’uno che l’altra.» in un commento in una riedizione del 2000 aggiunge «la chiusura del cerchio tra produttore e consumatore e l’ingresso definitivo di quest’ultimo nell’area produttiva [...]. Il collegamento: computer-televisione-telefono renderà possibile questo terzo livello in una maniera che non si poteva immaginare nel 1980.»

Alfredo Maria Bonanno: Contro la chiarezza. Contro l’oggettività (Hardcover, italiano language, 2015, Edizioni Anarchismo) No rating

Agire significa distruggere le convenzioni e le immagini, le apparenti e ricorrenti concordanze, balbettare, non tenere conferenze. Nell’azione non c’è più buonsenso o eleganza, ma inciviltà, singolarità del coinvolgimento. Io sono unico, nel momento in cui mi coinvolgo abbandono le specchiate coordinate del consorzio umano, le turpitudini che vengono spacciate per buone azioni mi danno il voltastomaco, non perché turpitudini, ma perché buone azioni. I richiami alle ragioni superiori dell’umanità hanno un senso nel mondo, ma qui, dove si sono conquistate un contenuto col sangue di milioni di oppressi e di qualche oppressore, quei richiami mi deludono, mi infastidiscono perché rinviano a una conclusione, spesso sempre meno benefica, comunque a una conclusione che non può essere tenuta in considerazione perché apparente, velo e mistificazione.

Contro la chiarezza. Contro l’oggettività by  (Pensiero e Azione, #39)

Alfredo Maria Bonanno: Teoria dell’individuo. Stirner e il pensiero selvaggio (italiano language, 2004, Edizioni anarchismo) No rating

Il pensiero critico non è molto ma è di già un’inquietudine, ancora senza sbocchi, chiusa all’interno di una continua esteriorizzazione. Trascinato dal movimento del senso, il pensiero critico non è sufficientemente libero, lavora a migliorare l’insieme dove si trova e non si pone problemi di distruzione o di apertura. Per fare sviluppare l’inquietudine deve diventare critica aperta e negativa. Ora, qualcosa diventa negativo solo quando comincia a conoscere i propri limiti, in caso contrario resterà eternamente nell’àmbito della positività costruttrice della struttura. La lotta non è veramente tale fin quando non individua l’avversario, le ragioni dell’avversario, e fin quando non smonta queste ragioni. Solo allora può abolire l’avversario, non prima, quando, non conoscendolo e non conoscendone le ragioni, la critica si limitava a trovare giustificazioni per fare andare meglio le cose. Il cambio di classificazione non è lotta, anche se può essere considerato critica positiva.

L’atto trasformativo, che alcuni chiamano creativo, è quando la classificazione si abolisce per ritrovare tracce indicative di differenze, non per far morire la realtà sotto un appiattimento privo di sfumature.

Teoria dell’individuo. Stirner e il pensiero selvaggio by  (Pensiero e azione, #7)