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Alfredo Maria Bonanno: Errico Malatesta e la violenza rivoluzionaria (Italian language, 2023, Edizioni Anarchismo) No rating

La guerra sociale continua, la violenza rivoluzionaria è soltanto l’espressione più immediatamente percepibile del …

[parlando della strage del Diana] Malatesta ha la conoscenza opportuna, sa che Mariani, Aguggini e gli altri sono compagni conosciuti e affidabili, quindi sa di trovarsi di fronte a un deprecabile errore, e affronta questo delicato argomento. Lamenta e si addolora per i morti ma anche lamenta e si addolora per la sorte dei compagni, per la responsabilità che si sono assunti e che del resto sono pronti a sostenere pagando di fronte alla cosiddetta giustizia. Quello che conta, egli dice, sono le intenzioni. Ma le intenzioni non erano pavimento dell’inferno? Certo, è proprio questo che afferma la morale borghese, sempre pronta a saltare addosso agli effetti, a vedere i risultati, a collocare il proprio giudizio sul metro economicistico. Questa coloritura morale la ritroviamo qualche volta fra gli anarchici stessi, i quali hanno chiesto, a Mariani, a Bertoli: “A chi può giovare questo tipo di azione?”. Soltanto alla repressione. Ecco la risposta. E da lì la conclusione dilaga senza più ritegno. È sempre la repressione che si giova di ogni azione che intende attaccare il nemico, che intende fare sentire un po’ più da vicino alle sue orecchie il gesto non proprio amichevole del ribelle. Quante sono le dichiarazione di estraneità che puntualmente si presentano di fronte a qualche avvenimento che esce appena dalle righe dell’ortodossia opinionista? Contarle non interessa a nessuno. Sono segno di sottigliezza politica di sicuro, ma anche di miopia morale. Malatesta invece corre il rischio di scendere all’inferno e parla delle intenzioni. Sa che queste non salvano della responsabilità (morale) gli assassini – perché di assassinii si tratta – ma sa anche che tacere, o peggio ancora accodarsi alle reprimenda dei tartufi, negherebbe lo stesso principio propagandistico dell’anarchia militante, tutti gli sforzi che giornalmente facciamo per convincere la gente della necessità di ribellarsi e attaccare il nemico che opprime e che sfrutta.

Errico Malatesta e la violenza rivoluzionaria by 

replied to jones's status

@SirVoe
Per un po' di contesto storico, https://bu.noblogs.org/la-rivoluzione-messa-ai-voti/
L'attentato al Diana avviene dopo il moto "quasi rivoluzionario" dell'occupazione delle fabbriche, quando Malatesta, oltre a tant* altr*, finisce in galera anche per quella e ci viene tenuto a lungo, per volontà di Giolitti, senza poter scrivere verso l'esterno, finché tre anarchici mantovani tentano di forzare le cose con un attentato che avrebbe dovuto colpire soltanto il questore di Milano, e che se anche avesse funzionato così non avrebbe aiutato Malatesta a uscire dal carcere; invece ne venne la strage (mi pare di ricordare che non si capisca nemmeno da "Mazurka Blu" quanto per errore, che ci sia un'ipotesi mai chiarita di zampino di persona vicina agli attentatori ma che avrebbe agito in modo che l'attentato diventasse la strage che fu).