Denti di latte è un libro che ho cercato continuamente durante la lettura.
Volevo tornarci, tornare tra le pagine, stare ancora dentro a quello che avevano da dirmi. Ha fatto costantemente irruzione nello spazio e nel tempo delle mie giornate, attirandomi e accogliendomi ogni volta come fanno i luoghi che riconosciamo, che in qualche modo, chissà come, sono anche nostri. Luoghi in cui è bello sostare.
Non capita spesso, ma quando capita.
E magari capita perché la scrittura di Silvia Calderoni si può vedere e si può toccare, è fatta di materia viva, come sono vivi certi ricordi quando li vesti di immaginazione.
[…] C’è voluta molta pazienza e tanta pratica, ma ormai non c’è più niente di approssimativo, arrivo a rievocare scalini e battiscopa con una precisione da carta millimetrata. Luoghi circoscritti e nominabili vengono strappati da lontani spazio-tempo della mia memoria, per ricomporsi in un nero brillante infinitamente …