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Edward W. Said: Representations of the Intellectual (Paperback, 1996, Vintage) No rating

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Come deve essere l’intellettuale secondo Said:

1. Outsider, ossia vivere la condizione mentale dell’esiliato. Se è vero che il confino è materialmente ed emotivamente faticoso da affrontare, altrettanto vero è che la rimozione fisica da luoghi in cui operano influenze di ogni genere e la lontananza dai centri di potere rendono la persona che voglia esercitare la propria curiosità intellettuale molto più libera di farlo. Questa è la libertà che l’intellettuale deve sentire di possedere quando parla al potere e alle masse (ne consegue che l’intellettuale insieme al suo ruolo accetta dei rischi personali: l’ostracismo, per esempio).

2. Dilettante, ossia propenso a sconfinare dal suo ambito di competenza. Il sapere è sempre più specializzato, e se questo significa da una parte che chi si occupa di qualcosa ha buone possibilità di essere un vero e proprio luminare in materia, il rovescio della medaglia è il rischio concreto di abbandonare il resto della conoscenza. Non solo: il pezzo di carta che ti qualifica per parlare di X, automaticamente ti s-qualifica dal parlare di Y perché non è il tuo campo. Contro la professione della ricerca Said invoca la passione della ricerca, il sapere rincorso per avere lo sguardo chiaro, e la visione d’insieme nitida (l’esempio proposto è Chomsky, aggiungerei volentieri Todorov).

3. Laico, non necessariamente nell’accezione volgare di senziddio ma piuttosto uno capace di applicare lo stesso metro di giudizio, che discende da valori e convinzioni che si sperano di applicazione universale, a chiunque (il partito o il leader di preferenza come quello che si osteggia, per esempio). Per non cadere nella trappola dello sguardo acritico Said suggerisce la medicina preventiva del distacco: non avvicinarsi a incarichi governativi o a consulenze per gruppi privati è a suo avviso una buona prassi (che difatti ha sempre seguito). L’indipendenza economica è la migliore base per quella intellettuale.

Speravo in qualche affondo più incisivo (sono rimasta sbalordita dal trattamento che ha riservato a Kissinger, senza dubbio cervello in esilio ma accidenti se impossibilitato a dire la verità al potere, visto che lo ha sempre rappresentato e purtroppo esercitato) e forse avrei preferito vedere l’argomento trattato su una lunghezza più generosa; certo quello delineato da Said è l’ABC dell’indipendenza intellettuale ma è pur vero che coi tempi che corrono tocca ribadire pure quello.