levysoft rated Per un'ora d'amore: 4 stars
Per un'ora d'amore by Piergiorgio Pulixi (Nero Rizzoli)
Sullo sfondo di una Milano crepuscolare, violenta e indifferente, spazzata dalla pioggia e dal vento, Pulixi tratteggia un noir denso …
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Sullo sfondo di una Milano crepuscolare, violenta e indifferente, spazzata dalla pioggia e dal vento, Pulixi tratteggia un noir denso …
Sullo sfondo di una Milano crepuscolare, violenta e indifferente, spazzata dalla pioggia e dal vento, Pulixi tratteggia un noir denso …
Ho trovato il libro bello e scorrevole in molte parti, forse un po’ troppo lunga e ripetitiva la parte delle testimonianze sul banditismo. Il libro oltre a narrare eventi storici eccezionali provava ad invitare alla riflessione su questioni più ampie come l’identità, la scelta e la responsabilità individuale con l’introduzione di due personaggi inventati che si scontravano con le loro differenze culturali in una Spagna degli anni '50 . Sicuramente apprezzabile lo sforzo ma è indubbio che è un parte minore rispetto alla storia della Pastora.
In una Spagna che, mentre tentava con la guerriglia di abbattere il franchismo, sembra fatta solo di vendette, rancori, inganni, delazioni e crudeltà, dove gente di lì non vedeva alcuna speranza nel proprio futuro, ecco che vengono introdotti questi due personaggi che si mostrano in tutte le loro fragilità ed evoluzione.
In questo ambiente, Nourissier, lo psichiatra francese, si scopre essere come un bambino …
Ho trovato il libro bello e scorrevole in molte parti, forse un po’ troppo lunga e ripetitiva la parte delle testimonianze sul banditismo. Il libro oltre a narrare eventi storici eccezionali provava ad invitare alla riflessione su questioni più ampie come l’identità, la scelta e la responsabilità individuale con l’introduzione di due personaggi inventati che si scontravano con le loro differenze culturali in una Spagna degli anni '50 . Sicuramente apprezzabile lo sforzo ma è indubbio che è un parte minore rispetto alla storia della Pastora.
In una Spagna che, mentre tentava con la guerriglia di abbattere il franchismo, sembra fatta solo di vendette, rancori, inganni, delazioni e crudeltà, dove gente di lì non vedeva alcuna speranza nel proprio futuro, ecco che vengono introdotti questi due personaggi che si mostrano in tutte le loro fragilità ed evoluzione.
In questo ambiente, Nourissier, lo psichiatra francese, si scopre essere come un bambino viziato, costretto in una vita che non aveva mai davvero scelto ma che ci si è trovato a vivere e ad accettare. Permeato in un ambiente ricco, di cultura, di onestà, rispettabilità e dedizione alla famiglia, tutti i suoi principi e valori gli sono stati dati dal suo ambiente. Ora invece tutte quelle storie truculente di violenza, passione, odio e morte l’avevano come sradicato, trasportato in uno stato d’animo del tutto diverso da quello che conosceva. In un momento di profonda riflessione esistenziale, Nourissier arriva infine a considerare la sua vita precedente come superficiale e inutile.
Mentre per Infante, il giornalista spagnolo, il cambiamento è più chiaro nel finale quando si scopre che aveva tradito il dottore con la sua connivenza con la Guardia Civil, per poi pentirsene. Se prima viveva con indifferenza nei confronti del mondo con lo scopo di ritrovarsi al riparo da qualunque dolore e vivendo così la sua vita con la filosofia del “se non speri in nulla, nulla ti deluderà”, grazie alla inaspettata amicizia con il medico francese capisce che che non si può rimanere immersi nel fango per tutta la vita. Insomma un vero e proprio percorso di cambiamento e di redenzione e finirà con il voler espiare le proprie colpe andando a costituirsi.
Il personaggio della Pastora, invece, è il più forte del libro e il più triste. Per colpa di una scelta scellerata della madre che, alla sua nascita per colpa di una malformazione, scelse di dichiararla femmina (per evitare future discriminazioni) la sua vita è sempre stata permeata di solitudine, cosa che la porterà a vivere bene tra i monti tanto che diverrà suo malgrado protagonista di imprese ardite e un mito della leggenda popolare: il mistero sulla sua vera identità (una donna che si traveste da uomo per non farsi trovare) e sulle sue vere intenzioni (partigiana o bandito?) è accusata di 29 omicidi ma alla fine si scopre che non ne aveva compiuto neanche uno. Ma questa solitudine la porta anche a cercare amicizia nelle bande partigiane guerrigliere perché ricchi di quel valore che non trovava tra amici e parenti. Per i partigiani, per il partito, tutte i compagni, tutte le persone hanno pari dignità e meritano rispetto. Alla fine, nonostante le avversità e i pericoli, raggiunge la veneranda età di 87 anni che non è niente male per una persona che è vissuta per metà vita da sola sulle montagne e una buona parte in prigione da dove ne uscì solo grazie all’amnistia proclamata dopo la morte di Francisco Franco nel 1977.
Forse, più che la Pastora, era più il suo amico Francisco a dover essere psicoanalizzato per la sua efferatezza e crudeltà che si scatena quando si sente braccato e costretto ad abbandonare la sua famiglia e le sue figlie.
Donna e uomo, partigiana e bandito, «La Pastora», personaggio realmente esistito e protagonista di imprese ardite, divenne un mito della …
Donna e uomo, partigiana e bandito, «La Pastora», personaggio realmente esistito e protagonista di imprese ardite, divenne un mito della …
Donna e uomo, partigiana e bandito, «La Pastora», personaggio realmente esistito e protagonista di imprese ardite, divenne un mito della …
Il libro è molto scorrevole e piacevole ma l’unica nota dolente è non riuscire a calarsi perfettamente nella storia in quanto buona parte della vita e della politica messicana, con tanto di note esplicative ma sintetiche, mi risultava sconosciuta.
C’è da dire, però che, come la vita, in questo romanzo non accade nulla di nuovo perchè la vita alla fine non è nulla di nuovo.
Mi è piaciuto come lo scrittore abbia usato la tecnica della meta-narrazione mentre faceva scrivere allo scrittore/capo della polizia le lettere alla moglie. Infatti, alla fine, per fare una recensione del libro che ho letto basterebbe leggere alcune di quelle parti:
“Santa Ana è un posto dove non succede niente perché succedono molte cose, e dove accadono molte cose perché non accade nulla.” E infatti: “«Qualcosa si sta muovendo anche se non ce ne accorgiamo, e sarà una cosa grossa. C’è troppa quiete».”
“E una …
Il libro è molto scorrevole e piacevole ma l’unica nota dolente è non riuscire a calarsi perfettamente nella storia in quanto buona parte della vita e della politica messicana, con tanto di note esplicative ma sintetiche, mi risultava sconosciuta.
C’è da dire, però che, come la vita, in questo romanzo non accade nulla di nuovo perchè la vita alla fine non è nulla di nuovo.
Mi è piaciuto come lo scrittore abbia usato la tecnica della meta-narrazione mentre faceva scrivere allo scrittore/capo della polizia le lettere alla moglie. Infatti, alla fine, per fare una recensione del libro che ho letto basterebbe leggere alcune di quelle parti:
“Santa Ana è un posto dove non succede niente perché succedono molte cose, e dove accadono molte cose perché non accade nulla.” E infatti: “«Qualcosa si sta muovendo anche se non ce ne accorgiamo, e sarà una cosa grossa. C’è troppa quiete».”
“E una storia di delitti orrendi, ma non sono questi che contano, bensì (come in tutti i romanzi polizieschi messicani) il contesto. Qui è raro chiedersi chi sia stato ad uccidere qualcuno, perché l’assassino non è colui che ordina la morte. C’è una distanza tra l’esecutore e il mandante. Quello che conta, quindi, è il perché.”
“Il bello del romanzo è che lo sceriffo non scopre niente, le cose accadono e basta. Ecco cosa mi piace di questo libro, che non c’è una fine, che non si conclude, che, come ti dicevo dei miei giorni a Santa Ana, è come la vita.”
“fine del romanzo: lo sceriffo di paese non riesce a capirci niente anche se, senza volerlo, scopre tutto. I cattivi della storia si ammazzano tra loro e lui resta a guardare l’ecatombe.”
“La storia è piuttosto complicata. Non so ancora se mi piacerebbe scriverla, credo di no, non fa presa, non ha una struttura drammatica, i personaggi negativi (come direbbero i miei amici cubani) sono sfumati. Non credo che mi piacerebbe scriverla.”
Alla fine, anche in mezzo a tanta ingiustizia, il protagonista è comunque un uomo felice.
Mirko ha sette anni e sette nomi. Ogni nome una storia, una vita, un sogno, un destino che gli ha …
Mirko ha sette anni e sette nomi. Ogni nome una storia, una vita, un sogno, un destino che gli ha …
Santa Ana è una polverosa cittadina del nord del Messico nota per l’industria mineraria e per avere una delle poche …
Santa Ana è una polverosa cittadina del nord del Messico nota per l’industria mineraria e per avere una delle poche …
Mirko ha sette anni e sette nomi. Ogni nome una storia, una vita, un sogno, un destino che gli ha …
Ho letto il romanzo tutto di un fiato, o quasi. E’ scritto in maniera semplice ma ti prende nella sua semplicità e scorre molto bene anche se affronta tematiche che non sono abituato a trattare. Risulta però molto particolare il modo di scrivere: non ci sono dialoghi evidenti e a volte passa dalla terza persona alla prima persona e li capisci che sono dialoghi introspettivi.
Tornando ai temi, posso dire che li conosco per sommi tratti (quello che la cultura popolare ci insegna) e Arizona spesso mi è sembrato un libro quasi dedicato all’educazione (a tratti, un testo attivista ma che racconta anche di un percorso di formazione) più che all'intrattenimento. Romanzo non mi sembra, infatti, la parola adatta ma sembra quasi un longform di un blog.
Quello che ho capito alla fine della lettura è stato che io non ne avevo capito molto prima, e che forse non ne …
Ho letto il romanzo tutto di un fiato, o quasi. E’ scritto in maniera semplice ma ti prende nella sua semplicità e scorre molto bene anche se affronta tematiche che non sono abituato a trattare. Risulta però molto particolare il modo di scrivere: non ci sono dialoghi evidenti e a volte passa dalla terza persona alla prima persona e li capisci che sono dialoghi introspettivi.
Tornando ai temi, posso dire che li conosco per sommi tratti (quello che la cultura popolare ci insegna) e Arizona spesso mi è sembrato un libro quasi dedicato all’educazione (a tratti, un testo attivista ma che racconta anche di un percorso di formazione) più che all'intrattenimento. Romanzo non mi sembra, infatti, la parola adatta ma sembra quasi un longform di un blog.
Quello che ho capito alla fine della lettura è stato che io non ne avevo capito molto prima, e che forse non ne ho capito molto di più adesso. Ci sono un sacco di termini che dovrei assimilare per non sbagliare e offendere nessuno.
Quello che mi sembra di intravedere, anche dai dialoghi dei personaggi e dalla introspezione di Maria e di James, è che il tema è confuso anche per chi vive queste esperienze di transizione, o almeno all’inizio, ma poi una volta chiarito se provano a spiegarlo agli altri risulta davvero complesso e arzigogolato. Certamente libri come questo possono servire ad accrescere la consapevolezza di un mondo che è emarginato e complesso anche se devo dire che il modo a tratti volgare (scritto come se fossero ragazzacci di strada) in cui è stato scelto di scriverlo non lo mette sotto una buona luce.
Per finire, mi aspettavo un finale chiuso e non appeso così (metafora del fatto che i loro problemi non finiranno mai?). Si capisce che alla fine James non si è accettato, ma non si sa nulla di Maria. Il titolo Nevada alla fine si riferisce solo alla seconda parte del libro (dove, come detto, si tenta di evangelizzare per forza James) che secondo me è anche la parte più marginale (anche se molto più scorrevole) perchè risultano molto più interessanti le riflessioni di Maria nella prima parte.
Un’opera che porta chiunque a interrogarsi sui propri desideri e identità, aprendo nuovi orizzonti e trasmettendo una gran voglia di …