Yaku.ninja started reading #Antifa by Stefano Catone
![Stefano Catone: #Antifa (Paperback, Italiano language, 2019, Fandango Libri)](/images/covers/059ef4e0-3295-4734-affd-97a9f8582821.jpeg)
#Antifa by Stefano Catone
Da Buonista a Risorse Boldriniane, passando per Invasione, Lobby Gay e Complotto. Un piccolo manuale di sopravvivenza alla neolingua destrorsa …
Ma niente, sto su mastodon, faccio il cartolaio, vedo gente, bestemmio (le precedenti cose non sono sempre direttamente collegate). Sul fediverso mi trovate anche su @Yaku@puntarella.party
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Da Buonista a Risorse Boldriniane, passando per Invasione, Lobby Gay e Complotto. Un piccolo manuale di sopravvivenza alla neolingua destrorsa …
Sul pianeta Inverno, coperto di ghiacci perenni e dominato da una struttura semi-feudale, l'Ecumene ha inviato un emissario, Genly Ai, …
Una casa misteriosa su un'isola deserta, lontana dal resto del mondo. Dieci persone che non si sono mai incontrate prima, …
Una casa misteriosa su un'isola deserta, lontana dal resto del mondo. Dieci persone che non si sono mai incontrate prima, …
@twisterrm Bello, non l'avevo mai letto. Mi piace come ha descritto la vita monotona e noiosa alla Fortezza in attesa di un attacco che sembra non arrivare mai. Come poi alla fine il tempo passa per tutti anche per il giovane Drogo che alla fine giovane non sarà più e, proprio nel momento clou della sua vita, come una beffa del destino, dovrà andare via perchè vecchio e malato. Si sente l'atmosfera opprimente e claustrofobica della Fortezza, e il senso di isolamento e disperazione che pervade i personaggi. Il romanzo tratta temi universali come la solitudine, l'attesa, la delusione e la morte ma lo fa in una maniera che personalmente mi hanno coinvolto non poco. In certi punti, ahimè, mi ci sono anche ritrovato, tanto da empatizzare un po' con il protagonista perchè certe volte mi sono fermato a riflettere come nella vita a volte ci si trovi ad attraversare …
@twisterrm Bello, non l'avevo mai letto. Mi piace come ha descritto la vita monotona e noiosa alla Fortezza in attesa di un attacco che sembra non arrivare mai. Come poi alla fine il tempo passa per tutti anche per il giovane Drogo che alla fine giovane non sarà più e, proprio nel momento clou della sua vita, come una beffa del destino, dovrà andare via perchè vecchio e malato. Si sente l'atmosfera opprimente e claustrofobica della Fortezza, e il senso di isolamento e disperazione che pervade i personaggi. Il romanzo tratta temi universali come la solitudine, l'attesa, la delusione e la morte ma lo fa in una maniera che personalmente mi hanno coinvolto non poco. In certi punti, ahimè, mi ci sono anche ritrovato, tanto da empatizzare un po' con il protagonista perchè certe volte mi sono fermato a riflettere come nella vita a volte ci si trovi ad attraversare dei periodi in cui non si conclude niente, perso nel solito tram tram: ti alzi, vai al lavoro, torni a casa e la giornata finisce. Alla fine non c'è molta differenza tra la vita di Drogo e questi periodi che credo tutti, prima o poi, attraversiamo. La cosa bella è che poi a noi ci è permesso svegliarsi e dare un senso alla vita, e la viriamo più o meno bruscamente da un'altra parte, mentre lui si è adagiato e non combina più nulla. Tutti alla fine lo dimenticano ma non è forse la paura più grande di tutti noi, non essere più ricordati?
P.S. Avevo scritto questa recensione da un'altra parte ma nessuna la vedeva...
Content warning Citazioni che mi sono piaciute
@twisterrm Dal capitolo 17 "Di notte, nelle camerate, le assi che sostengono gli zaini, le rastrelliere per i fucili, le stesse porte, anche i bei mobili di noce massiccio nella camera del signor colonnello, tutti i legni della Fortezza, compresi i più antichi, mandavano scricchiolii nel buio. Certe volte erano colpi secchi come pistolettate, sembrava che qualche cosa andasse veramente in pezzi, uno si risvegliava nella branda e tendeva le orecchie: nulla però riusciva a sentire se non altri scricchiolii che bisbigliavano nella notte. Ecco il tempo in cui nelle vecchie assi risuscita un ostinato rimpianto di vita. Moltissimi anni prima, nei giorni felici, era un giovanile flusso di calore e di forza, dai rami uscivano fasci di germogli. Poi la pianta era stata abbattuta. E adesso che è primavera, in ognuno dei suoi frammenti ancora si sveglia, infinitamente minore, un palpito di vita. Un tempo foglie e fiori; ora soltanto un vago ricordo, quel tanto per fare crac e poi basta fino all’anno venturo".
Dal capitolo 24 (amarissima questa)
"Proprio in quel tempo Drogo si accorse come gli uomini, per quanto possano volersi bene, rimangano sempre lontani; che se uno soffre, il dolore è completamente suo, nessun altro può prenderne su di sé una minima parte; che se uno soffre, gli altri per questo non sentono male, anche se l’amore è grande, e questo provoca la solitudine della vita."
Un libro sull'attesa, ma anche sul servilismo, Drogo è un piccolo uomo che non sa pensare con la sua testa e prendere decisioni ferme, si fa inglobare dalla "sicurezza" di una vita scandita da ritmi, lontana da qualsiasi tentazione, cambiamento e dinamismo che lo potrebbero portare a decidere e a cambiare. In attesa di qualcosa che possa dare alla sua vita un senso, una morte da eroe o un solo dire "io c'ero". Posto poi chinare il capo ed essere deluso anche quando poteva essere almeno spettatore.
Il libro non mi è particolarmente piaciuto ma mi ha trasmesso quel senso di inadeguatezza, costrizione e mancanza di volontà.
@twisterrm alla fine a me ha fatto compassione e pena. Vedersi la vita scorrere tra le dita senza voler o poter far nulla, con speranza passeggere che svaniscono sistematicamente aumentando l'apatia e la rassegnazione. La continua ricerca di un obbiettivo, di una fine grandiosa nell'attesa di un esercito nemico che non arriva mai se non quando è troppo tardi. Certamente un personaggio deprimente, mai soddisfatto, inconcludente e a tratti cinico, costretto a giocare un ruolo imposto (e in parte voluto e accettato). Mi ha colpito il momento in cui, tornando dalla città incontra un giovane ufficiale diretto alla fortezza, e si rende conto in quel momento, ricordando il suo arrivo, di tutto il peso degli anni, il ribaltarsi dei ruoli, la consapevolezza di essere diventato quello che non avrebbe mai voluto ("massimo quattro mesi" si diceva). Lo schiaffo in faccia dato dal tempo, che da giovane credeva infinito, fino a …
@twisterrm alla fine a me ha fatto compassione e pena. Vedersi la vita scorrere tra le dita senza voler o poter far nulla, con speranza passeggere che svaniscono sistematicamente aumentando l'apatia e la rassegnazione. La continua ricerca di un obbiettivo, di una fine grandiosa nell'attesa di un esercito nemico che non arriva mai se non quando è troppo tardi. Certamente un personaggio deprimente, mai soddisfatto, inconcludente e a tratti cinico, costretto a giocare un ruolo imposto (e in parte voluto e accettato). Mi ha colpito il momento in cui, tornando dalla città incontra un giovane ufficiale diretto alla fortezza, e si rende conto in quel momento, ricordando il suo arrivo, di tutto il peso degli anni, il ribaltarsi dei ruoli, la consapevolezza di essere diventato quello che non avrebbe mai voluto ("massimo quattro mesi" si diceva). Lo schiaffo in faccia dato dal tempo, che da giovane credeva infinito, fino a quando non gliene rimane più.
Drogo è un personaggio brutto, uno di quelli che mentre leggi un libro con più storie vuoi scrollarti di dosso presto, un riempitivo. Ecco, di un riempitivo è stato fatto un personaggio, lui non è niente, come niente arriva e come niente se ne va, senza aver compiuto nulla di notabile, senza che sia conosciuto o ricordato neanche quando dopo una vita di caserma e nonostante sia un graduato viene preso per il culo dai giovani che vanno in guerra a "morire da eroi", invidia anche il gesto stupido di Angustina che muore assiderato solo perché il momento era propizio a fare una fine degna. È tanto inutile che Buzzati gli fa saltare 25 anni di vita con una pagina a dimostrazione del fatto che vive in uno stato di stasi, attesa, del tutto trascinato dalla vita e dal tempo.
@twisterrm allora, premetto che a un certo punto l'ho dovuto mollare per un paio di giorni perché Drogo mi innervosiva, la sua passività esasperante era diventata claustrofobica. Detto questo lui, secondo me, è un non-personaggio, sospeso in un non-tempo, totalmente succube del ritmico fluire di un non-luogo. Un uomo banale, piccolo e che non sa alzare la testa in nessun momento, lascia che la vita gli fluisca addosso e d'improvviso si ritrova vecchio senza aver concluso nulla. Trovo che sia una grossa critica sociale verso quelle ideologie che in generale portano a non fare nulla perché tanto nulla serve a cambiare le cose. Nemmeno l'ingiustizia riesce a fargli scrollare di dosso la passività, la vede, la riconosce, ne soffre, ciononostante la manda giù, incapace di imporre la sua personale scelta. Quello che traspare leggendo è che nei casi come quelli di Drogo, ciò che succede è l'abbandono ad una vita …
@twisterrm allora, premetto che a un certo punto l'ho dovuto mollare per un paio di giorni perché Drogo mi innervosiva, la sua passività esasperante era diventata claustrofobica. Detto questo lui, secondo me, è un non-personaggio, sospeso in un non-tempo, totalmente succube del ritmico fluire di un non-luogo. Un uomo banale, piccolo e che non sa alzare la testa in nessun momento, lascia che la vita gli fluisca addosso e d'improvviso si ritrova vecchio senza aver concluso nulla. Trovo che sia una grossa critica sociale verso quelle ideologie che in generale portano a non fare nulla perché tanto nulla serve a cambiare le cose. Nemmeno l'ingiustizia riesce a fargli scrollare di dosso la passività, la vede, la riconosce, ne soffre, ciononostante la manda giù, incapace di imporre la sua personale scelta. Quello che traspare leggendo è che nei casi come quelli di Drogo, ciò che succede è l'abbandono ad una vita totalmente abitudinaria, dove non c'è bisogno di fare scelte personali perché tanto risulta tutto già stabilito e ordinato. In questo l'ordine marziale, la vita di caserma, è un esempio perfetto con i suoi ritmi e attività spesso totalmente inutili e senza senso, fatte solo perché devono essere fatte e non per una vera utilità. Quanto è più facile per chi ha un temperamento come quello di Drogo, lasciarsi comandare anziché prendere in mano la propria vita?
@twisterrm (metto qui degli appunti mentre leggevo il libro che in parte rispondono, perchè ho il fantastico superpotere di dimenticarmi i libri letti dopo 1 giorno dalla lettura )
È come se Buzzati avesse rovesciato la teoria del piacere leopardiana per poi schiantarla addosso a tuttə, a chi legge e al romanzo stesso: il tempo una volta trascorso tra attesa e fantasticazioni fini a se stesse non è piacevole ma una condanna ad una vita infelice.
È sorprendente quanto intrattiene un racconto che per tutta la sua durata resta sospeso in un'attesa via via sempre più deprimente, anzi arrivando a dire che bisogna rassegnarsi, perchè le cose sono così: Drogo è il naturale protagonista destinato per affinità ad un luogo del genere. Ho anche apprezzato alcuni elementi tragicomici (su tutti il falsoallarme di un'invasione) ma meno il finale (a mio avviso dello stesso tono): sbrigativo a congendarsi da Drogo facendogli …
@twisterrm (metto qui degli appunti mentre leggevo il libro che in parte rispondono, perchè ho il fantastico superpotere di dimenticarmi i libri letti dopo 1 giorno dalla lettura )
È come se Buzzati avesse rovesciato la teoria del piacere leopardiana per poi schiantarla addosso a tuttə, a chi legge e al romanzo stesso: il tempo una volta trascorso tra attesa e fantasticazioni fini a se stesse non è piacevole ma una condanna ad una vita infelice.
È sorprendente quanto intrattiene un racconto che per tutta la sua durata resta sospeso in un'attesa via via sempre più deprimente, anzi arrivando a dire che bisogna rassegnarsi, perchè le cose sono così: Drogo è il naturale protagonista destinato per affinità ad un luogo del genere. Ho anche apprezzato alcuni elementi tragicomici (su tutti il falsoallarme di un'invasione) ma meno il finale (a mio avviso dello stesso tono): sbrigativo a congendarsi da Drogo facendogli accettare e apprezzare in quattro quattr'otto la sua esistenza (probabilmente l'editore non avrebbe accettato un finale totalmente amaro)
Mi chiedo inoltre (senza aver trovato riscontri, se qualcunə avesse fonti le condivida :) ) se la scelta di ambientare la storia tra le milizie volesse avere una sfumatura satirica, a maggior ragione perchè Buzzati ha avuto una formazione militaresca.
@Yaku.ninja concordo sui due aspetti. Leggendo alcuni approfondimenti Buzzati ha sempre insistito sull'autoreferenzialità dell'opera, chissà se per (falsa) modestia o perchè non voleva fare la morale a nessuno.
@twisterrm Va bene, apriamo le danze in grande stile con una domandona: Secondo voi, cosa voleva comunicare l'autore ai lettori con questo libro?
E metto qui la mia. Non ho un'idea precisa, ma penso che volesse comunicare due cose, partendo dall'insensatezza della vita senza scelte o senza il coraggio delle scelte, in attesa di eventi futuri propizi che possano cambiare le cose, esattamente nel modo in cui Drogo non sceglie mai veramente di andarsene da un luogo che sembra tenerlo bloccato in una prigione senza catene, e in contrapposizione l'idea che una vita abitudinaria, statica e senza gloria, possa essere comunque una vita degna di essere vissuta, fino alla fine, tra piccole cose, poche persone amiche, routine marziali familiari e un luogo che nonostante tutto diventa casa.
Content warning Rivelazioni piuttosto importanti.
Un libro sulle false speranze, in attesa del meglio che deve ancora venire, che poi non viene mai. Bello, nonostante sia un libro veramente amaro e ricco di sconfitte. L'incredibile fascino dell'attesa che colpisce anche il lettore, pagina dopo pagina.