Lilith finished reading Flatlandia by Edwin Abbott Abbott (ET Scrittori)
Flatlandia by Edwin Abbott Abbott (ET Scrittori)
«Nulla ci risulta visibile se non Linee rette... e vi dimostrerò come questo sia inevitabile».
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«Nulla ci risulta visibile se non Linee rette... e vi dimostrerò come questo sia inevitabile».
La quarta edizione italiana del Manuale di Psicologia generale di Robert S. Feldman (giunto alla sua quattordicesima edizione americana) si …
Content warning finale
@stiana dato che ormai l'ho letto da un po' e alcune cose potrebbero sfuggirmi, ti incollo quello che ho scritto sul forum del club di lettura per il quale l'ho letto, il Gatti Ninja Book Club di cui c'è lavviso su sfondo rosa all'inizio di questa pagina
"Libro letto in un giorno, assume più i contorni di un racconto breve che di un romanzo. Tirando le somme non è stato del tutto spiacevole, nonostante la distopia che porta con se un senso di angoscia molto molto evidente. Ovvio che l’elemento della vita che continua seppur con una emergenza sanitaria in corso, mi faccia venire in mente la recente pandemia, eppure il libro se non sbaglio è del 2007 quindi ben lungi da tutte quelle dinamiche che poi avremmo vissuto. Rende bene l’atmosfera di fine imminente, i pensieri depressivi e la mancanza di voglia di vivere in generale che emanano i personaggi. Uno di quelli che ho preferito è Hassan, inserito nella yakuza pero un po’ al limite, e infatti fa una finaccia, il suo ruolo è basilare per Samuel che di base non sa di chi fidarsi. Hassan secondo me è un personaggio totalmente senza speranza, sa che prima o poi l’organizzazione di cui fa parte gli presenterà un conto salato, ciononostante continua per la sua strada, un po’ per amicizia un po’ perché ormai non ha più nulla da perdere dopo che la malattia ha annullato qualsiasi valore (discutibile) su cui aveva basato la sua vita. Che tutto ruoti intorno all’oceano, e al mare più in generale, è una cosa che mi piace, riconosco in me questo debole pertanto anche solo per questo non l’ho schifato. L’oceano qui è qualcosa di immutabile a cui l’uomo non appartiene nemmeno quando ritorna polvere, a tale proposito mi ha colpito il seguente passaggio: “Sciocchezze, aveva detto la dottoressa con l’obi. L’oceano non ci appartiene. Non diffondiamo in lui la nostra morte.” Da qui una riflessione sulle sirene, che con disprezzo vengono chiamate vacche del mare, a spregio di tutta la letteratura e mitologia che le vede come esseri quasi divini, da temere e rispettare. Qui l’essere umano le riduce in schiavitù, le gestisce come bestiame, le mangia, le pompa di cibo ipergrasso e alla fine vi sfoga anche le proprie perversioni erotiche. Esseri capaci di stimolare l’eros tanto da rinchiuderle in un bordello, che però alla fine della fiera si scoprono essere l’anello di congiunzione tra i terrestri e il mare. Non avevo mai pensato alle sirene in questi termini, le avevo sempre immaginate un po’ come quelle descritte nell’Odissea, o come quelle ritratte in molte opere d’arte a soggetto mitologico… il cambio di prospettiva è stato interessante, anche se il sentimento che mi ha suscitato è stato, quasi per tutto il libro, di schifo e di nausea fisica e psicologica. La motivazione precisa non l’ho capita (sto ancora cercando di analizzare ciò che il libro mi ha lasciato) forse è dovuto alle descrizioni dei sintomi della malattia, forse e in maggior misura è dovuto al trattamento riservato alle sirene (che poi non è tanto diverso dalle schifezze degli allevamenti intensivi o alle attività di bracconaggio). Il personaggio più controverso per me è Samuel, si lascia vivere, si abbandona agli eventi dopo aver perso la compagna, che però stava con lui per costrizione, un regalo della yakuza alla stregua di un capo di bestiame. Il ruolo del genere femminile in questo libro è quasi assente, o sono oggetti di cui dispone l’organizzazione o sono sirene e pertanto non umane (il nome che Samuel sceglie per la figlia è Mia, e non è casuale dato che la tratta come una sua proprietà, fino a quando lei non mostra una sorta di libertà di scelta e di controllo su se stessa smettendo di mangiare e lasciandosi quasi morire, in un atteggiamento però sempre passivo). L’unica altra donna di cui si fa menzione è la madre di Samuel, che però muore per mano del marito e quindi posta in atteggiamento esclusivamente passivo nell’economia della storia. L’unica forma di redenzione in tutta la narrazione è la decisione di Samuel che in punto di morte decide di liberare Mia definitivamente, atto simbolico e che apre le porte a uno scenario di ibridazione interspecie che è lasciato però all’immaginazione. Alla fin fine devo ancora decidere se il libro mi sia piaciuto o meno."
Come ti dicevo l'ho letto a maggio, nonostante alcuni dettagli si siano persi, devo dire che ancora ricordo l'impressione che avevo mentre lo leggevo, quindi da questo punto di vista suppongo che possa considerarsi un libro riuscito.
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@stiana cosa ti è piaciuto? non c'è polemica eh, solo curiosità, anch'io l'ho letto per questo chiedo.
@cape_taun@lore.livellosegreto.it è lungo, io l'ho letto da poco in versione cartacea. Non è una lettura leggera, ciononostante l'ho trovato bellissimo, l'ho amato, merità tutta l'attenzione possibile. Fai bene ad interromperlo se non puoi stargli dietro, ogni libro ha il suo tempo.
From the Flap:
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