(¯´•._.• DarkMiryam •._.•´¯) finished reading I miei giorni alla libreria Morisaki by Satoshi Yagisawa (libreria Morisaki, #1)
Da cosa partiamo? Dagli aspetti positivi o da quelli negativi?
Facciamo un mix, via.
Io ho un rapporto di amore-odio con la letteratura contemporanea giapponese. Un esempio su tutti: adoro i libri di Banana Yoshimoto, che reputo una delle mie scrittrici preferite in assoluto, ma quando ci si mette lei con le cose angosciose vorrei prendere a testate il muro per tutta l'ansia che mi trasmette!
Lo scrittore giapponese o lo ami per quello che è, oppure lo odi per lo stesso motivo.
Nel caso di Yagisawa, però, ho chiuso il libro e sono rimasta perplessa.
Che cosa voleva dirmi questo autore? Che cosa ha cercato di comunicarmi?
L'amore per i libri? Forse.
La difficoltà nel comprendere quanto sia complesso l'animo umano? Molto più probabile.
Gli occhi della protagonista, Takako, ci fanno scoprire uno dei più splendidi quartieri di Tokyo, Jinbocho, e i suoi abitanti che sembrano tutti usciti dalle pagine di... un manga.
Ecco, quello che mi pare di aver letto, ora che ci penso bene, non è tanto un libro quanto un manga. E Yagisawa è stato così bravo da piazzarmi sotto gli occhi delle vere e proprie tavole disegnate, altro che pagine scritte e senza figure.
In sostanza: la storia di per sè è un po' banale, quel che accadrà tra qualche pagina lo avverti immediatamente, eppure... Eppure c'è questa piccola magia che inizia a manifestarsi quando mettiamo piede, per la prima volta, all'interno della libreria Morisaki con Takako, e che ci accompagnerà fino all'ultima pagina.
Piccola nota di disappunto. Ho letto in quarta di copertina questo estratto:
Quei vecchi libri nascondevano storie per me inimmaginabili. E non mi riferisco solo a ciò che raccontavano. Dentro ognuno trovai tracce del passato: sottolineature, segnalibri, fiori secchi... Erano incontri che superavano le barriere temporali, possibili solo attraverso i vecchi libri.
Chi mi conosce sa che amo i libri usati proprio per lo stesso motivo. Però se mi metti un estratto del genere come presentazione di ciò che andrò a leggere, do anche per scontato che il racconto andrà a parare su ciò. E invece no. Peccato!