cretinodicrescenzago reviewed Vogliamo tutto by Nanni Balestrini
L'educazione civica di cui avremmo bisogno
5 stars
Da insegnante di Lettere, detesto profondamente l'enfasi che i programmi ministeriali concedono a quella che io chiamo la "letteratura del cazzo", cioè i romanzi realistici stilisticamente pretenziosi e inerenti la grave crisi di coscienza di un uomo etero borghesotto (o giovanotto o di mezza età), che si scopre incapace di reggere le aspettative sociali... e anziché optare per la rivolta costruttiva e la diserzione dal suo ceto, si perde in velleità inconcludenti o capricci bambineschi. Questo culto ossessivo per La coscienza di Zeno o Il fu Mattia Pascal o Gli indifferenti mi seccava istintivamente già da ragazzo, a maggior ragione ora che, da adulto, comprendo che si tratti di un cacciare in gola alle scolaresche la prospettiva sul mondo delle classi dirigenti, così da deresponsabilizzarle e mitizzarle agli occhi dei subalterni (cioè il 95% degli studenti), mettendo al contempo a tacere i tentativi dei gruppi subalterni stessi di alzare la …
Da insegnante di Lettere, detesto profondamente l'enfasi che i programmi ministeriali concedono a quella che io chiamo la "letteratura del cazzo", cioè i romanzi realistici stilisticamente pretenziosi e inerenti la grave crisi di coscienza di un uomo etero borghesotto (o giovanotto o di mezza età), che si scopre incapace di reggere le aspettative sociali... e anziché optare per la rivolta costruttiva e la diserzione dal suo ceto, si perde in velleità inconcludenti o capricci bambineschi. Questo culto ossessivo per La coscienza di Zeno o Il fu Mattia Pascal o Gli indifferenti mi seccava istintivamente già da ragazzo, a maggior ragione ora che, da adulto, comprendo che si tratti di un cacciare in gola alle scolaresche la prospettiva sul mondo delle classi dirigenti, così da deresponsabilizzarle e mitizzarle agli occhi dei subalterni (cioè il 95% degli studenti), mettendo al contempo a tacere i tentativi dei gruppi subalterni stessi di alzare la voce. Non è affatto un caso che, nella mia esperienza, mai ho visto proporre a scuola Vogliamo tutto, che è l'esatta antitesi della letteratura del cazzo: superficialmente, sembra un romanzo mordenista nel solco di Svevo, ma qui il flusso di coscienza serve a restituire voce collettiva al sottoproletariato italiano, quella massa di contadini meridionali nati poco dopo la Guerra e sradicati dalla misera sicurezza campagnola per diventare operai non specializzati nelle grandi fabbriche, sia quelle impiantate nel Meridione sia ovviamente quelle del triangolo industriale padano, e tale flusso di coscienza ci racconta non già una storia di inettutudine e mediocrità individuale (come piace fare ai romanzieri borghesi), bensì la storia di riscatto collettivo di questi operai ipersfruttati mossi inizialmente dalla ricerca egoistica di benessere materiale, salvo poi rendersi conto della loro comune condizione di sfruttamento, così che il nostro protagonista anonimo (perché non è solo un uomo, ma un archetipo) e i suoi colleghi man mano acquisiscono coscienza, appunto, collettiva di sé come subalterni, e organizzano in autonomia la propria mobilitazione politica, rifiutando impietosamente il dirigismo di CGIL e PCI in favore dello scontro frontale con il padronato e le forze dell'ordine... e il finale del romanzo, fotografia quasi in presa diretta dei sollevamenti operai dell'autunno caldo 1969, non può non ispirarci come mito moderno e paradigma eroico da replicare.
Che marciscano pure nel letamaio gli Zeno Cosini, i Mattia Pascal e i Michele Ardengo: datemi la storia dei miei padri tute blu, loro che hanno cercato di prendersi tutto.