lorcon reviewed Narcotopia by Patrick Winn
Uno sconosciuto pezzo di mondo
5 stars
Saltare a piè pari la prefazione di Saviano e immergersi direttamente nella lettura del libro. Il libro è decisamente ben scritto, scorrevole, le 500 pagine se ne sono andate in pochi giorni. Vengono ripercorse le vicende dello Stato di Wa, stato non riconosciuto ufficialmente ma realtà di fatto da alcuni decenni, nella zona tra Birmania, Thailandia e Cina. Uno stato la cui economia si è basata prima sull'export di eroina e poi sull'export di amfetamina, non un semplice cartello della droga ma un vero e proprio narcostato a cui confronto i cartelli messicani sembrano dei teppistelli di quartiere, cresciuto in equilibrio tra Cina, Birmania, Thailandia e gli scontri interni alle varie agenzie USA (DEA e CIA che provano a farsi le scarpe a vicenda). Tra leader nazionalisti Wa di fede cristiano-battista, ex guerriglieri maoisti, brillanti e ossesivo-compulsivi narco-business sino-wa e agenti statunitensi emerge un'immagine di quale è stato il peso …
Saltare a piè pari la prefazione di Saviano e immergersi direttamente nella lettura del libro. Il libro è decisamente ben scritto, scorrevole, le 500 pagine se ne sono andate in pochi giorni. Vengono ripercorse le vicende dello Stato di Wa, stato non riconosciuto ufficialmente ma realtà di fatto da alcuni decenni, nella zona tra Birmania, Thailandia e Cina. Uno stato la cui economia si è basata prima sull'export di eroina e poi sull'export di amfetamina, non un semplice cartello della droga ma un vero e proprio narcostato a cui confronto i cartelli messicani sembrano dei teppistelli di quartiere, cresciuto in equilibrio tra Cina, Birmania, Thailandia e gli scontri interni alle varie agenzie USA (DEA e CIA che provano a farsi le scarpe a vicenda). Tra leader nazionalisti Wa di fede cristiano-battista, ex guerriglieri maoisti, brillanti e ossesivo-compulsivi narco-business sino-wa e agenti statunitensi emerge un'immagine di quale è stato il peso del traffico delle sostanze sud est Asia. Particolarmente interessante il racconto di come le agenzie statunitensi, nel loro agire, prima dettato dalla necessità del contenimento del "comunismo" (non riesco a non usare il virgolettato per lo stalinismo e i suoi derivati) e poi della war on drugs reaganiana (in un periodo di distensione dei rapporti con la Cina), abbiano creato i soggetti a cui poi hanno dichiarato guerra