Anarca-femminismo e teoria queer procedono di pari passo in questa impresa, dal momento che entrambi mettono in discussione i processi di normalizzazione che conducono all'esclusione e all'instaurazione di gerarchie, incluse quelle di genere e sessuali. Per entrambi vale l'antico motto: "ogni atto di emarginazione è il mio nemico". In linea con lo spirito (se non con la lettera) della teoria queer, l'anarca-femminismo è esso stesso un femminismo senza archè, ossia un femminismo senza capi e gerarchie prestabilite - incluse quelle sessuali, economiche, politiche e razziali. Non è possibile combattere una forma di oppressione senza combattere al tempo stesso tutte le altre, dal momento che tutte hanno la medesima radice, ossia la convinzione che alcune persone siano superiori ad altre e che questa superiorità giustifichi la loro posizione di dominio. Pertanto, sebbene alcuni contesti richiedano di focalizzarsi su specifiche configurazioni dell'oppressione, non dobbiamo mai dimenticare che i diversi fili convergono nello stesso e medesimo groviglio - il nodo generale della dominazione. Ed è questo un nodo che non potrà essere disfatto fino a che non saranno slacciati tutti i fili che lo compongono.