Le parole
L’invincibile estate di Liliana di Cristina Rivera Garza è un memoir, è biografia e autobiografia. È un romanzo, ma è una storia vera. È ri-costruzione e de-costruzione. È un saggio e un manifesto. È una ricerca, intima e profonda e insieme universale ed esposta. È ricongiungimento. Amore, rabbia, dolore. È desiderio, passato presente futuro.
Eppure non accade niente in questo libro. Niente eccetto la vita. Tutta la vita di Liliana, la vita di Cristina. Nascere, crescere, scoprire, nuotare, scrivere, amare, viaggiare, cambiare, sbagliare, tacere. Accade la vita, e succede la morte, soprattutto. Non smette di succedere.
Accade la vita, la sua, la tua, la mia.
L’unica differenza è che noi non abbiamo incontrato un assassino.
Il dolore che certe pagine, certe frasi, certe parole provocano è lancinante. Il fiato si sottrae al suo naturale movimento. Si sospende, si assenta. Come si dovesse creare un vuoto sufficientemente ampio da poterlo accogliere, …
L’invincibile estate di Liliana di Cristina Rivera Garza è un memoir, è biografia e autobiografia. È un romanzo, ma è una storia vera. È ri-costruzione e de-costruzione. È un saggio e un manifesto. È una ricerca, intima e profonda e insieme universale ed esposta. È ricongiungimento. Amore, rabbia, dolore. È desiderio, passato presente futuro.
Eppure non accade niente in questo libro. Niente eccetto la vita. Tutta la vita di Liliana, la vita di Cristina. Nascere, crescere, scoprire, nuotare, scrivere, amare, viaggiare, cambiare, sbagliare, tacere. Accade la vita, e succede la morte, soprattutto. Non smette di succedere.
Accade la vita, la sua, la tua, la mia.
L’unica differenza è che noi non abbiamo incontrato un assassino.
Il dolore che certe pagine, certe frasi, certe parole provocano è lancinante. Il fiato si sottrae al suo naturale movimento. Si sospende, si assenta. Come si dovesse creare un vuoto sufficientemente ampio da poterlo accogliere, il dolore, e provare a contenerlo, assorbirlo. Narrare il femminicidio, l’ho detto tante volte e continuerò a dirlo, vorrei non doverlo più dire, significa scavare. Pensare il femminicidio per poterlo narrare significa andare dove non si vorrebbe, significa spalancare porte, dentro e fuori. Occorre lucidità, occorre coraggio. Occorrono le parole. Narrare il femminicidio della propria sorella è qualcosa che non trova spazio nella mia struttura fisica ed emotiva. Non ho una parola per poterlo descrivere o anche solo per potermici avvicinare. Cristina Rivera Garza le ha trovate, le parole. Le sue e quelle di Liliana.