I Am a Strange Loop

The author's key strength is his ability to effectively explain complex topics in layman's terms using analogies. That helps a lot in this book, considering its complex topic - Consciousness. I found myself almost always agreeing with the author's idea about the existence/non-existence of the 'self'. Since I am not well-read on this topic, I will reserve from commenting too much on the topic of the 'self'. Instead, I will say that the author does a decent job of presenting the arguments objectively. And this is quite hard to achieve for a complex philosophical topic while keeping the text light and understandable.
The only minor complaint I have was that towards the end there are some sections - talking about musical tastes and their relation to the idea of self - that I found a bit out of place. I would not hold this against the author as the rest of the book was impressive.
I am thinking now that even though I mostly agree with the ideas in the book, I wonder if I think through the implications of these ideas deeply, I might be blown over by their power. I hope that this book will inspire me to think more deeply.

Sono in molti ad avere comprato Gödel, Escher, Bach. Parecchi l'hanno anche letto :-). Dopo più di un quarto di secolo, Douglas Hofstadter ha pensato di pubblicare questo sequel, se mi consentite l'uso del termine. In effetti di Bach e di Escher non si parla, né ci sono i dialoghi (tranne due agli estremi del libro): Hofstadter si concentra su Gödel, e parte dal suo famoso teorema - di cui viene data una spiegazione lunga, ma assolutamente cristallina - per arrivare alla sua definizione di "intelligenza", che si può più o meno riassumere come "un sistema raggiunge l'intelligenza quando riesce a creare degli «anelli nell'Io» (gli «strange loops» del titolo), vale a dire una rappresentazione interna di sé stesso, a un livello di codifica differente da quello usuale".
Personalmente mi rimangono dei dubbi sulla sua filosofia "sepolcriana" (nel senso di Ugo Foscolo): il libro però è sicuramente interessante, oltre che essere piacevole da leggere visto il solito stile spumeggiante di Hofstadter. Per i più timidi con l'inglese aggiungo che molti dei giochi di parole sono spiegati nelle note finali, e quindi li si può apprezzare anche se in seconda battuta.