Paperback, 391 pages
Italiano language
Published Sept. 6, 1984 by Garzanti.
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Published Sept. 6, 1984 by Garzanti.
Quando fu pubblicato, nel 1966, A sangue freddo suscitò una serie di polemiche di carattere letterario ed etico-sociale. L'autore venne accusato, tra l'altro, di voyeurismo cinico, per avere voluto registrare «oggettivamente» un fatto di cronaca nera, anzi di violenza gratuita, avvenuto nel cuore del Middle West agricolo: lo sterminio brutale di una famiglia da parte di due pregiudicati psicopatici. L'idea del romanzo-reportage, del romanzo-verità, del romanzo-del-registratore, se da un lato riportava in primo piano il mito dell'imparzialità cronachistica, della realtà come tale afferrabile soltanto mediante un linguaggio depurato dell'io narrante, dall'altro denunciava l'impotenza della forma romanzo a riflettere metaforicamente una realtà contraddittoria e complessa come quella della società americana degli anni sessanta. Nella «fuga in avanti» del Capote giornalista e osservatore si è così voluto vedere una riduzione della realtà a tautologia del «fatto nudo e crudo», e una rimozione dell'analisi delle cause psicologiche e sociologiche di quell'inopinata esplosione di …
Quando fu pubblicato, nel 1966, A sangue freddo suscitò una serie di polemiche di carattere letterario ed etico-sociale. L'autore venne accusato, tra l'altro, di voyeurismo cinico, per avere voluto registrare «oggettivamente» un fatto di cronaca nera, anzi di violenza gratuita, avvenuto nel cuore del Middle West agricolo: lo sterminio brutale di una famiglia da parte di due pregiudicati psicopatici. L'idea del romanzo-reportage, del romanzo-verità, del romanzo-del-registratore, se da un lato riportava in primo piano il mito dell'imparzialità cronachistica, della realtà come tale afferrabile soltanto mediante un linguaggio depurato dell'io narrante, dall'altro denunciava l'impotenza della forma romanzo a riflettere metaforicamente una realtà contraddittoria e complessa come quella della società americana degli anni sessanta. Nella «fuga in avanti» del Capote giornalista e osservatore si è così voluto vedere una riduzione della realtà a tautologia del «fatto nudo e crudo», e una rimozione dell'analisi delle cause psicologiche e sociologiche di quell'inopinata esplosione di aggressività omicida. Di fatto, nel romanzo, la visione puntuale delle dinamiche della vicenda, ottenuta grazie all'assidua frequentazione dei colpevoli, giustiziati dopo un processo durato sei anni, è filtrata e riscattata attraverso una così sapiente e originale elaborazione stilistica, che questo testo del polimorfo e dotatissimo scrittore costituisce ancor oggi un termine di riferimento di ogni problematica «oggettualista», non soltanto narrativa.