Hardcover, 286 pages
Italian language
Published June 28, 2002 by Gruppo editoriale L'Espresso.
Hardcover, 286 pages
Italian language
Published June 28, 2002 by Gruppo editoriale L'Espresso.
Quando uscì, nel 1929, Gli indifferenti parve sancire senza mezzi termini la rinascita del romanzo realista in Italia. Straordinario esordio di uno scrittore fra i più prolifici del Novecento, il libro rivestiva in realtà un'importanza ben superiore rispetto a quella pur rilevante connessa col suo aver inaugurato e segnato una tendenza: la sua prosa si presentava infatti da subito come radicalmente estranea alla inveterata tradizione italiana della "bella pagina" e della "prosa d'arte", nonché profondamente insofferente a qualsiasi forma di effusione lirica o di compiacimento intimista. Circoscritta a quarantotto ore, articolata sui secchi snodi di un ritmo battente e di un serrato dialogo di chiara ascendenza drammaturgica, la vicenda sa rappresentare nei comportamenti di cinque personaggi, e nelle relazioni che tra loro si stabiliscono, i meccanismi di sopraffazione e di falsa coscienza da una parte, di abulia e di mortifera insoddisfazione dall'altra, che caratterizzavano i rituali sociali e la sostanza …
Quando uscì, nel 1929, Gli indifferenti parve sancire senza mezzi termini la rinascita del romanzo realista in Italia. Straordinario esordio di uno scrittore fra i più prolifici del Novecento, il libro rivestiva in realtà un'importanza ben superiore rispetto a quella pur rilevante connessa col suo aver inaugurato e segnato una tendenza: la sua prosa si presentava infatti da subito come radicalmente estranea alla inveterata tradizione italiana della "bella pagina" e della "prosa d'arte", nonché profondamente insofferente a qualsiasi forma di effusione lirica o di compiacimento intimista. Circoscritta a quarantotto ore, articolata sui secchi snodi di un ritmo battente e di un serrato dialogo di chiara ascendenza drammaturgica, la vicenda sa rappresentare nei comportamenti di cinque personaggi, e nelle relazioni che tra loro si stabiliscono, i meccanismi di sopraffazione e di falsa coscienza da una parte, di abulia e di mortifera insoddisfazione dall'altra, che caratterizzavano i rituali sociali e la sostanza "antropologica" della media borghesia urbana durante il regime fascista: la classe cui Moravia apparteneva e che tuttavia riteneva del tutto incapace di "ispirare non dico ammirazione ma neppure la più lontana simpatia". Inabili alla tragedia per troppa superficialità, inetti e neghittosi, e terribilmente goffi ogni volta che tentano di agire, Michele e Carla, come Mariagrazia e Lisa, sono in definitiva misere foglie al vento in totale balia dell'"uomo forte", quel Leo Merumeci che è l'autentico eroe negativo del romanzo, e che però dei suoi tratti deteriori sa fare, unico fra tutti, una fonte pressoché inesauribile di vitalità e di energia. E' la condanna senza appello di un intero mondo e di un'intera storia, un romanzo amarissimo e insieme salvifico, che dal fondo di una catastrofe incapace di esplodere sa recuperare il senso pieno di una sofferta e inscalfibile identità morale.