jan tuno reviewed Il presepio by Giorgio Manganelli (Biblioteca Adelphi ;)
Review of 'Il presepio' on 'Goodreads'
solito re dell'elenco e dell'apocalisse :*
A un cenno del versipelle gli angeli nascosti escono dai loro anfratti, e affluiscono nella piana che si stende oltre le schiere degli animali inesistenti; e ciascun angelo porta materia da costruire; pietre squadrate, blocchi di marmi e di vari colori; lesene di stucco; piastre di metalli, oro, argenti, peltro; modelli di architravi in legno; pezzi di cui formare seggi, e anche troni; ma tutto alla rinfusa, confusamente, viene depositato nella pianura, come se si volesse, potendo, costruire una reggia, ma fosse possibile che di reggia non si debba in alcun modo parlare; e in breve tutta la piana è una distesa, quasi un accampamento di una reggia, un palazzo potenziale, una intenzione architettonica, dunque una allusione ai re, ai principi, ad un sovrano, a cerimonie, a riti, a feste, a sacre rappresentazioni, a incoronazioni – si scorgono acervi di corone, ori e perle …
solito re dell'elenco e dell'apocalisse :*
A un cenno del versipelle gli angeli nascosti escono dai loro anfratti, e affluiscono nella piana che si stende oltre le schiere degli animali inesistenti; e ciascun angelo porta materia da costruire; pietre squadrate, blocchi di marmi e di vari colori; lesene di stucco; piastre di metalli, oro, argenti, peltro; modelli di architravi in legno; pezzi di cui formare seggi, e anche troni; ma tutto alla rinfusa, confusamente, viene depositato nella pianura, come se si volesse, potendo, costruire una reggia, ma fosse possibile che di reggia non si debba in alcun modo parlare; e in breve tutta la piana è una distesa, quasi un accampamento di una reggia, un palazzo potenziale, una intenzione architettonica, dunque una allusione ai re, ai principi, ad un sovrano, a cerimonie, a riti, a feste, a sacre rappresentazioni, a incoronazioni – si scorgono acervi di corone, ori e perle –, a tornei, a nobili nozze, a nascite notevoli, a battesimi bombastici, a cresime cardinalizie, a processioni poderose, a imponenti incoronazioni, a rintocchi di devote campane, a squilli di tremule trombe, a soavi palpiti di arpe, a canti in onore di, a concerti in lode di, a cori consacrati a; tutto ciò che può diventare palazzo, corridoi, atrii, giardinetti, grotte, tutto ciò che può ammobiliare stanze, stanzini, sale, ottagoni, tutto ciò in cui si può dormire, soli, in coppia, tutto ciò su cui si può sedere, a parlare, a chiacchierare, ad ascoltare concerti, a seguire pii riti, tutto ciò che sia opportuno ad inginocchiarsi, a star col capo inchinato, a far confessione delle peccata, a disporsi per ricevere sacri pegni, tutto ciò che serve per far finestre da affacciarsi, finestre da dar luce a vaste sale, finestre da contemplazione di paesaggi, tutto ciò che può servire a progettare codesti paesaggi, modelli di montagne, abbozzi di fiumi, appunti per laghi, idee per un bosco, concetti di rovine, adombrati alberi, ipotesi di greggi, fantasie di capanne, tutto ciò che può diventare salir continuo e sempre più intimidatorio di seggi, di palchi, infine di troni, e anzi infine del Trono, tutto l’oro e il velluto, tutte le frange e le sete, tutti i legni e i cuscini, tutto ciò che può diventare luogo di comodo regale, sala da pranzo imperiale, salone da festini, cene in piedi, cene sedute, cene da divano, spuntini da concerto e concerto, drinks, bevande innocue e bevande delicatamente irritanti, oh, un mondo di bicchieri, di bottiglie, di tappi, di cavatappi, di livree per ipotetici maggiordomi atti a maneggiare i cavatappi e porgere frizzanti miscugli in calici squisiti, tutto ciò che può generare ombra delicata, notte discreta, alba artificiata, brillante aurora, fresco mattino, festoso mezzodì, trepida sera, pomeriggio lento e fastoso, e crepuscolo tenero e amico, tutto, tutto, perfino progetti di soli, idee per stelle cadenti, appunti per costellazioni, colori per le diverse ore del giorno, luci regolabili, lumi evanescenti, luci accecanti, lumi mobili, luci astratte, lumi suasivi, tutto ciò che può servire a sacri lutti, nobili catafalchi, sarcofaghi regali, tutto, tutto, anche frammenti di candidissimi scheletri da esporre alla pietà dei devoti, modellini di reliquie variamente miracolose, e insieme ipotetici miracoli; album con disegni di ciechi da sanare, lebbrosi da far intatti, muti eloquenti, dementi savi, parletici corridori, morti resuscitati, disperati che ridono, depressi che giocano a carte, poveri che mangiano, incendi con dentro bambini da salvare, tremuoti con case che si frantumano, affollate, brulicanti, pestilenze da sospendere, alcoolizzati astemi, mariti brutali che piangono, mogli percosse a sangue che viaggiano in carrozza, cavalli imbizzarriti che chiedono scusa, innocenti al rogo tutelati da pioggia, e questa, la pioggia, in vari tipi, a lieve spruzzo, a scroscio villano ed iracondo, a velo d’acqua, a significare i diversi umori di chi codesta pioggia amministra. Infine, v’è tutto; ma non v’è il palazzo, se non come ipotesi, e se vi è una disperata volontà di reggia, e di regalità, e di trono, se vi è tutto ciò che a tanto basta e necessita, è anche vero che tutto sta in grande cumulo disordinato nella piana, rischiarato dagli insetti luminosi, e si scorge tutto ciò che ha in sé volontà di muro, angolo, porta, finestra, luce, lampadario, architrave, sedia, palco, tromba, anello, oro, perle, e, infine, il Trono, e tutto è pronto, e tutto attende, o si stende in stremata stanchezza, la stanchezza della reggia che non ricorda il piano della propria costruzione e non può costruirsi da sé. O come vorrebbero le pietre, i marmi, i legni inserirsi, commettersi, innalzarsi in scalee, correre in corridoi, stare in grandi saloni, ulteriormente inerpicarsi in nobiltà di palchi, infine sbocciare in dorata, innocua maestà del Trono! C’è tutto: legno e oro, marmo e perla; ma la reggia non conosce la propria pianta, e il versipelle altro non può se non indicare il luogo in cui vadano depositate le preziose materie della reggia potenziale.