392 pages
Italiano language
Published by Minimum fax.
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Il nostro desiderio è senza nome è il primo dei volumi che minimum fax dedica agli scritti di Mark Fisher apparsi sul suo leggendario blog k-punk e su diversi giornali e riviste. In questo volume sono raccolti gli scritti politici, tra cui anche «Comunismo acido», la fulminante e incompiuta introduzione a quello che avrebbe dovuto essere il suo nuovo progetto. Senza lacrimosa nostalgia Fisher guarda agli anni Settanta del secolo scorso per parlare agli anni Dieci: il disappunto nei confronti della «nuova» sinistra che, sempre più impantanata nelle logiche neoliberiste, ha ormai tragicamente interiorizzato il principio tatcheriano per cui «non c’è alternativa» al capitalismo; il nuovo assetto del mondo del lavoro, sempre più atomizzato, pervasivo e precario, che ha privato i lavoratori del tempo e delle prospettive; la piaga dilagante della malattia mentale; il progressivo smantellamento del welfare; la Brexit; la minaccia del terrorismo. In un fosco panorama cybergotico e …
Il nostro desiderio è senza nome è il primo dei volumi che minimum fax dedica agli scritti di Mark Fisher apparsi sul suo leggendario blog k-punk e su diversi giornali e riviste. In questo volume sono raccolti gli scritti politici, tra cui anche «Comunismo acido», la fulminante e incompiuta introduzione a quello che avrebbe dovuto essere il suo nuovo progetto. Senza lacrimosa nostalgia Fisher guarda agli anni Settanta del secolo scorso per parlare agli anni Dieci: il disappunto nei confronti della «nuova» sinistra che, sempre più impantanata nelle logiche neoliberiste, ha ormai tragicamente interiorizzato il principio tatcheriano per cui «non c’è alternativa» al capitalismo; il nuovo assetto del mondo del lavoro, sempre più atomizzato, pervasivo e precario, che ha privato i lavoratori del tempo e delle prospettive; la piaga dilagante della malattia mentale; il progressivo smantellamento del welfare; la Brexit; la minaccia del terrorismo. In un fosco panorama cybergotico e postapocalittico, Fisher non concede nulla alla rassegnazione, e anzi cerca instancabilmente una via d’uscita da quel «realismo capitalista» che rende impossibile anche solo sognare una condizione migliore: una rivolta contro la mancanza di alternative economiche, sociali ed esistenziali che sembra il segno più forte del nostro presente. Si tratta di rifiutare l’atteggiamento depressivo a cui le logiche di mercato ci hanno educati, e «valutare in modo responsabile e pragmatico le risorse a nostra disposizione qui e ora, e riflettere su come utilizzarle al meglio e incrementarle. Di muovere – magari lentamente, ma con assoluta determinazione – da dove ci troviamo oggi a un luogo molto diverso».