Baylee reviewed Trash: stories by Dorothy Allison
Trash
5 stars
Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog, La siepe di more
Inizio scrivendo qualche informazione di servizio: ho letto questa edizione inglese della Penguin Books, che potete prendere in prestito su Open Library, ma potete leggerlo in traduzione grazie a Minimum Fax, che l’ha portato nel nostro Paese l’anno scorso. E meno male, aggiungerei.
Non mi aspettavo niente da Trash: immaginavo che fosse un bel libro, visto che era stato premiato con un Lambda Literary Award, ma ero ben consapevole di avere tra le mani un esordio e che quindi non fosse il caso di aspettarsi un capolavoro. Invece mi sono ritrovata a leggere una raccolta piuttosto sconvolgente, capace di raccontare la povertà con un realismo raro e quel tipo di povertà che non guadagna la simpatia della gente perché esula dallo stereotipo dellǝ buonǝ poverǝ che lotta contro le condizioni avverse e non se la prende con …
Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog, La siepe di more
Inizio scrivendo qualche informazione di servizio: ho letto questa edizione inglese della Penguin Books, che potete prendere in prestito su Open Library, ma potete leggerlo in traduzione grazie a Minimum Fax, che l’ha portato nel nostro Paese l’anno scorso. E meno male, aggiungerei.
Non mi aspettavo niente da Trash: immaginavo che fosse un bel libro, visto che era stato premiato con un Lambda Literary Award, ma ero ben consapevole di avere tra le mani un esordio e che quindi non fosse il caso di aspettarsi un capolavoro. Invece mi sono ritrovata a leggere una raccolta piuttosto sconvolgente, capace di raccontare la povertà con un realismo raro e quel tipo di povertà che non guadagna la simpatia della gente perché esula dallo stereotipo dellǝ buonǝ poverǝ che lotta contro le condizioni avverse e non se la prende con chi ha avuto la fortuna di nascere in mezzo ai privilegi.
Allison conosce in prima persona quel genere di povertà e ne parla profusamente in Trash e già con il primo racconto, River of Names, ci raggela. Con un vero e proprio fiume di nomi, Allison ci introduce alla sua raccolta con uno dei racconti più potenti che abbia mai letto sulla povertà e sulla disperazione di nascere e crescere nella miseria. Prosegue poi con Meanest Woman Ever Left Tennesse, dove racconta la storia di Shirley, una donna incattivita dalla povertà e dalle privazioni, e della sua famiglia, che è sotto il suo controllo e la sua tirannia. Non possiamo fare a meno di fare il tifo per Mattie, la figlia maggiore e la più determinata a sfidarla, ma durante il racconto abbiamo il sentore che le cose non finiranno bene per lei.
Mama parla di un altro tipo di famiglia disfunzionale, con una figlia in cerca dell’amore di sua madre e in fuga dalla violenza del patrigno. La figlia impara dalla madre a non chiedere aiuto per timore che accada qualcosa di più terribile delle violenze del presente, perché la parte di te che vuole di meglio deve essere uccisa perché quel meglio non è stato destinato a te. Poi Gospel Song racconta dell’odio che una bambina albina fa crescere dentro di sé per la discriminazione che subisce per il suo aspetto insolito, che alcunз trovano rivoltante. Il suo odio è così violento che viene da ritrarsi dalle pagine.
I’m Working on My Charm racconta di una ragazza che impara dalla madre il mestiere di cameriera, mentre Steal Away racconta della fame dellз poverз dei piaceri che non ci si possono permettere. Poi Monkeybites usa una scimmia ribelle per raccontare di come la società punisca in maniera crudele chi non si comporta secondo i suoi dettami: alla società non interessa di capire il perché di un certo comportamento, le interessa soltanto punire il comportamento deviante.
Don’t Tell Me You Don’t Know è a mani basse uno dei racconti più potenti che abbia mai letto sull’intreccio inestricabile di odio e amore che si forma nelle famiglie dove si consumano abusi e dove essere forti non è minimamente abbastanza. Demon Lover poi è una storia sulla portata devastante di un lutto mescolata alla dipendenza da droghe e a pessime compagnie. Il finale è davvero opprimente e buio.
Quindi abbiamo Her Thighs, un bellissimo racconto sul rapporto difficile tra una donna closeted e una sincera con se stessa, tra una donna che ha il coraggio del suo desiderio e una che non ce l’ha, e sulla necessità di rispettare se stesse nel rapporto con un’altra persona. O almeno di essere chiare fin da subito. Poi abbiamo Muscle of the Mind sulla necessità di rafforzare i propri muscoli mentali per reggere le pressioni sociali e non rientrare nei ranghi dei ruoli di genere pensati per le donne.
Violence Against Women Begins at Home mette in guardia contro un femminismo che si focalizza sulla teoria e dimentica di aiutare le donne nella loro diversità di percorsi di vita e nelle loro contraddizioni. In A Lesbian Appetite, Allison lega cibo e bisogno di affetto e amore, dato che entrambi danno un senso di sazietà, seppur diverso.
In Lupus abbiamo un bellissimo paragone tra il lupus e il rapporto tossico tra uomini e donne, rapporto che come una malattia consuma le sue vittime lentamente e per tenerla a bada bisogna ricorrere a farmaci che logorano e vivere una vita molto ligia alle regole. Chiude la raccolta in maniera potente come River of Names l’aveva aperta, Compassion: tre sorelle al capezzale della madre che, con la sua morte, dissolve la famiglia che le aveva tenute prigioniere.
Spero di avervi messo almeno un po’ di curiosità e di voglia di recuperare Trash perché è una delle raccolte di racconti più belle che mi sia capitato di leggere e, sebbene contenga degli argomenti sensibili, mi auguro che la leggerete in tantз.