Baylee reviewed Il manifesto di Ventotene by Altiero Spinelli
Il manifesto di Ventotene
4 stars
Io mi sono sentito sempre più europeo che italiano; o meglio, mi sono sentito italiano in quanto questa qualità mi dava il modo di affermarmi come europeo […] Ed ora sempre più sono portato a considerare i diversi problemi con una visuale europea piuttosto che nazionale. Enrico Rossi in Una storia italiana di G. Fiori
Il Manifesto di Ventotene è uno di quei libri di cui è facile aver sentito parlare, ma che probabilmente solo poche persone hanno poi letto. Un po’ per insofferenza verso la politica, un po’ perché la saggistica viene schifata e un po’ perché l’Unione Europea ha smesso di essere il nostro più grande sogno (politicamente parlando); anzi, l’UE è diventata il comodo capro espiatorio per tutto quello che non va e la mamma alla quale tirare la gonna per avere quattrini e deroghe in caso di emergenza (e in caso di irresponsabilità delle classi politiche …
Io mi sono sentito sempre più europeo che italiano; o meglio, mi sono sentito italiano in quanto questa qualità mi dava il modo di affermarmi come europeo […] Ed ora sempre più sono portato a considerare i diversi problemi con una visuale europea piuttosto che nazionale. Enrico Rossi in Una storia italiana di G. Fiori
Il Manifesto di Ventotene è uno di quei libri di cui è facile aver sentito parlare, ma che probabilmente solo poche persone hanno poi letto. Un po’ per insofferenza verso la politica, un po’ perché la saggistica viene schifata e un po’ perché l’Unione Europea ha smesso di essere il nostro più grande sogno (politicamente parlando); anzi, l’UE è diventata il comodo capro espiatorio per tutto quello che non va e la mamma alla quale tirare la gonna per avere quattrini e deroghe in caso di emergenza (e in caso di irresponsabilità delle classi politiche nazionali).
Infatti, è tutto fermo: da anni non ci sono cambiamenti significativi verso una maggiore integrazione europea e verso il sogno degli Stati Uniti d’Europa; anzi, nel mentre abbiamo pure perso un pezzo. Come previsto da Spinelli e Rossi, gli Stati nazionali, e tutte le forze conservatrici che traggono la loro forza e il loro potere dal nazionalismo, non hanno alcuna intenzione di cedere sovranità senza colpo ferire e solo un evento traumatico come la Seconda Guerra Mondiale ha reso possibile l’impossibile: pur di non avere di nuovo un nazionalismo fattosi totalitarismo, andava bene anche cedere sovranità.
Ma quella paura con il tempo è andata disperdendosi ed eccoci qua, in quella palude prevista da Spinelli e Rossi qualora avessimo lasciato esaurire quella spinta rivoluzionaria prima di creare gli Stati Uniti d’Europa. Così siamo nella paradossale situazione di non riuscire ad aumentare l’integrazione europea con una struttura politica ed economica già esistente, mentre nel 1957 sono stati firmati i Trattati di Roma tra nazioni che avevano letteralmente tentato di distruggersi l’una con l’altra fino a poco più di dieci anni prima.
Eppure questo sogno così acciaccato ha ancora una potente attrattiva, soprattutto per chi sogna di entrare e per chi, a torto o a ragione, vede nell’Unione Europea un’oasi di pace, democrazia e diritti umani. Noi che ci stiamo dentro sappiamo quanto le cose siano più complicate di così, ma dovremmo ricominciare anche noi a sognare di nuovo gli Stati Uniti d’Europa, perché se è vero che l’UE ha molti difetti, è anche vero che nessunǝ al suo interno pensa di risolvere le dispute e i problemi invadendo un altro Stato membro.
Quindi io vi consiglio davvero tanto la lettura de Il Manifesto di Ventotene: se mai leggerete un libro di politica, fate che sia questo. A dispetto di alcune idee decisamente superate (come alcune uscite sul colonialismo o un generale eurocentrismo), sembra un manifesto scritto ieri. Inoltre, nonostante sia stato redatto per la prima volta mentre infuriava la Seconda Guerra Mondiale, è sorprendentemente concreto: parla di ideali, certo, ma descrivere in maniera puntuale come metterli in pratica e i pericoli di ricadere nei vecchi schemi che lasciavano tutto il potere nelle mani dei singoli Stati nazionali.
È stato tutto un monologo sulla libertà quello che ho iniziato dal memento in cui le porte del carcere si sono chiuse alle mie spalle, un monologo che si è venuto man mano allargando e approfondito. Si è trattato della libertà che mi sono presa di sottoporre a critica il comunismo, della libertà che ha aleggiato nello spirito di tutti i grandi che ho chiamati intorno a me, e che mi hanno tenuto compagnia con i loro libri; della libertà che è svanita in Russia, in Italia, in Germania; della libertà per cui c’è una disperata guerra civile in Spagna; della libertà che mi è stata tolta e che desidero. La conclusione cui non posso sottrarmi è che per nulla al mondo vorrei rinunziare alla mia libertà, se l’ho difesa in me stesso contro i muri di pietre e contro quelli di idee, che mi circondano, se per essa ho accettato di distruggere tanta parte di me, devo volerla anche per il mio prossimo. Altiero Spinelli in Come ho tentato di diventare saggio.