eBook, 272 pages
Italiano language
Published Oct. 20, 2015 by UTET.
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Perché tante persone amano la carta e disprezzano gli e-book? Come mai i cosiddetti “lettori forti” affollano i festival, dove in meno di un’ora gli scrittori sono costretti a riassumere il loro libro? E perché gli scrittori sembrano così entusiasti all’idea di prestarsi a questa banalizzazione pubblica? Esiste la possibilità di dare un giudizio critico obiettivo, a prescindere da chi siamo e da dove veniamo? Il copyright è davvero un diritto intoccabile? E la traduzione è un processo neutro o una rielaborazione che stravolge sempre l’originale? In fin dei conti, poi: qual è il vero motivo per cui scriviamo libri? Per quale motivo li leggiamo? Porsi domande, sollevare obiezioni, è il modo in cui Tim Parks scardina le più quiete sicurezze del mondo letterario. Quelle sicurezze che condividiamo un po’ tutti, che ci fanno sentire parte di una comunità nobile e salda: la comunità di chi ama leggere, scrivere, parlare …
Perché tante persone amano la carta e disprezzano gli e-book? Come mai i cosiddetti “lettori forti” affollano i festival, dove in meno di un’ora gli scrittori sono costretti a riassumere il loro libro? E perché gli scrittori sembrano così entusiasti all’idea di prestarsi a questa banalizzazione pubblica? Esiste la possibilità di dare un giudizio critico obiettivo, a prescindere da chi siamo e da dove veniamo? Il copyright è davvero un diritto intoccabile? E la traduzione è un processo neutro o una rielaborazione che stravolge sempre l’originale? In fin dei conti, poi: qual è il vero motivo per cui scriviamo libri? Per quale motivo li leggiamo? Porsi domande, sollevare obiezioni, è il modo in cui Tim Parks scardina le più quiete sicurezze del mondo letterario. Quelle sicurezze che condividiamo un po’ tutti, che ci fanno sentire parte di una comunità nobile e salda: la comunità di chi ama leggere, scrivere, parlare di letteratura. Proprio a noi amanti dei libri si rivolge Parks: ironico, provocatorio e controcorrente, affronta i problemi ponendosi spesso in una posizione assolutamente inaspettata, ripartendo dalle basi, da quelle domande che paiono innocue, e che invece non lo sono affatto. Così, seguendo i brevi e densi capitoli di questo saggio, inizieremo a chiederci perché continuiamo a dare tanta importanza alle scelte degli anziani giurati del Nobel, o per quale motivo dobbiamo tutti quanti parlare degli stessi libri, affannandoci a leggere Jonathan Franzen, Haruki Murakami o qualsiasi altro imprescindibile autore del momento. In questo mondo sempre più interconnesso, anche la letteratura si ostina a pensarsi solo secondo una vocazione superficialmente internazionale: più che alla realtà locale o nazionale si mira all’esportabilità, alla traducibilità, in una rincorsa all’universale che rischia di produrre opere omogeneizzate, progressiste e rassicuranti, buone soltanto come argomento di conversazione. Forse, allora, chiedersi Di che cosa parliamo quando parliamo di libri è il primo passo per uscire da questa palude.«Per chi non sopporta più i luoghi comuni sulla letteratura, questo libro è una piacevole boccata d’aria fresca.» - The New York Times«Un caso raro: un libro sulla lettura che ti fa solo venire voglia di leggere di più.» - The Observer«Intelligente, illuminante e provocatorio nella migliore accezione possibile.» - The Independent«Un libro che aspettavamo da tempo: stimola e appassiona.» - The Herald«In uno scenario in continuo mutamento, Tim Parks esplora gli effetti, negativi e positivi, che le trasformazioni nel mondo del libro hanno sulle nostre abitudini di lettori.» - Publishers Weekly