cretinodicrescenzago reviewed Unexpected Stories by Octavia E. Butler
Pezzi minori e un po' imperfetti, ma pezzi butleriani
4 stars
Avevo già letto e fortemente apprezzato la raccolta curata da Octavia Butler stessa di tutti i suoi racconti, Bloodchil and Other Stories, e ci sono voluti un po' di salti mortali per recuperare anche questa raccolta di due testi inediti lasciati (o dispersi) dall'autrice in archivio, ma ne è valsa la pena. Le due Unexpected Stories, infatti, si inseriscono organicamente nei filoni batutti negli altri racconti di Butler, e toni e temi ci sono familiari: “A Necessary Being” si svolge su un pianeta alieno e mette in scena un incontro-scontro fra due popoli la cui interazione si è codificata storicamente come conflitto per le risorse, ed esponenti particolarmente sensibili delle due comunità cercano finalmente di spezzare le ritualità consolidate e costruire assieme un'alternativa; “Childfinder”, invece, è ambientato sulla Terra contemporanea (cioè nei magici anni Settanta) e utilizza il fenomeno paranormale della telepatia per costruire un'amara satira sociale, improntata …
Avevo già letto e fortemente apprezzato la raccolta curata da Octavia Butler stessa di tutti i suoi racconti, Bloodchil and Other Stories, e ci sono voluti un po' di salti mortali per recuperare anche questa raccolta di due testi inediti lasciati (o dispersi) dall'autrice in archivio, ma ne è valsa la pena. Le due Unexpected Stories, infatti, si inseriscono organicamente nei filoni batutti negli altri racconti di Butler, e toni e temi ci sono familiari: “A Necessary Being” si svolge su un pianeta alieno e mette in scena un incontro-scontro fra due popoli la cui interazione si è codificata storicamente come conflitto per le risorse, ed esponenti particolarmente sensibili delle due comunità cercano finalmente di spezzare le ritualità consolidate e costruire assieme un'alternativa; “Childfinder”, invece, è ambientato sulla Terra contemporanea (cioè nei magici anni Settanta) e utilizza il fenomeno paranormale della telepatia per costruire un'amara satira sociale, improntata in questo caso alla necessità per il popolo afroamericano di costruire e fortificare spazi propri, pronti come sono i bianchi progressisti a pugnalarli alle spalle — insomma, il primo testo è in linea con l'elaborazione concettuale di “Bloodchild”, il secondo con quella di “Speech and Sounds”, e se non sono altrettanto rifiniti, già poco ci mancava. Per concludere, deliziosi i testi di apparato e l'appendice di fotografie di Butler: davvero un bel modo per conoscere meglio una grande intellettuale.